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Settore industriale a Brindisi, è crisi profonda |
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Crisi del settore industriale
senza eguali nella storia degli ultimi 20 anni. Licenziamenti, chiusure di
aziende, messa in mobilità, cassa integrazione. I dati emersi dall’incontro tra
i rappresentanti di Confindustria, CNA, sindacati confederali e provinciali
sono allarmanti; ne diamo notizia in questa stessa pagina proponendo il
comunicato congiunto, quasi un appello, un forte richiamo alla necessità di
invertire la rotta, trovare alternative alla gravità di tali situazioni. Rappresentante degli industriali
della provincia brindisina, Massimo Ferrarese parla chiaro: gli enti locali non
stanno contribuendo a supportare nuove iniziative, nuovi investimenti che sono
proposti sul territorio e che purtroppo non riescono a partire. Da una parte vi
sono aziende che chiudono e mettono in cassa integrazione e in mobilità,
dall’altra vi sono duemila miliardi di vecchie lire di investimenti fermi per
la realizzazione del rigassificatore: è un peccato per tutti, è un peccato per
noi, è un peccato per i nostri lavoratori. Senza adeguate soluzioni a questa gravissima crisi quale futuro si
prospetta per Brindisi? Disastroso, purtroppo. Spero si
apra subito un tavolo di confronto. La prima cosa da fare senz’altro sarà porre
queste problematiche in modo diverso da come è stato fatto fino a oggi
all’attenzione delle pubbliche amministrazioni che devono necessariamente
aiutarci a uscire dalla crisi. Presidente Ferrarese, in merito alla questione “rigassificatore” lei ha avanzato una
nuova proposta relativa al discusso sito Capobianco. Si, una proposta tecnicamente molto
semplice. Sfatata ormai la presunta pericolosità dell’impianto anche quale
fonte di inquinamento, oggi pare che l’unico nodo da risolvere sia il problema
della eventuale congestione del porto in un futuro prossimo, dato che oggi la
questione non si pone. Ebbene, essendo quell’impianto posizionato proprio
all’ultimo angolo utile del porto di Brindisi, per evitare eventuali intralci
con traffico passeggeri, croceristico, ho lanciato la mia proposta: lasciare l’impianto
dov’è e realizzare l’attracco delle gasiere dalla parte opposta del sito, collegando
con tubazione sotterranea il molo dove attraccano le navi all’impianto. È una proposta che sta facendo molto discutere. Si, ed è un bene. Molta gente prima
contraria a questo insediamento oggi comincia a pensare che questa è una
proposta seria sulla quale porre le basi di un dialogo. Tra questi, numerosi
esponenti politici: il presidente del consiglio comunale ha manifestato segnali
d’apertura; ho letto sulla stampa che anche il responsabile dei DS
Dipietrangelo ha parlato di una proposta sulla quale si può iniziare a fare un
percorso; la CGIL, sinora fortemente contraria, nel corso del suo congresso
provinciale ha lanciato messaggi incoraggianti. Continuare a dire no vorrebbe
dire che è soltanto una presa di posizione e non ce n’erano altri motivi. Mi auguro davvero che le
amministrazioni sulla base di questa mia proposta vogliano mettersi attorno ad
un tavolo con l’azienda inglese per non sprecare quella che è una grande
opportunità per il nostro territorio e che, con una trattativa intelligente,
può cambiare il volto di Brindisi nei prossimi anni. E che rischiamo di farci scippare da Taranto? No, quello no, è aggiuntivo. Se ne
costruirebbero due.
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