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Settore industriale a Brindisi, è crisi profonda
Intervista al Presidente Confindustria Brindisi, Massimo Ferrarese   
di Valeria BRUNO

INTERVISTA

Crisi del settore industriale senza eguali nella storia degli ultimi 20 anni. Licenziamenti, chiusure di aziende, messa in mobilità, cassa integrazione. I dati emersi dall’incontro tra i rappresentanti di Confindustria, CNA, sindacati confederali e provinciali sono allarmanti; ne diamo notizia in questa stessa pagina proponendo il comunicato congiunto, quasi un appello, un forte richiamo alla necessità di invertire la rotta, trovare alternative alla gravità di tali situazioni.

Rappresentante degli industriali della provincia brindisina, Massimo Ferrarese parla chiaro: gli enti locali non stanno contribuendo a supportare nuove iniziative, nuovi investimenti che sono proposti sul territorio e che purtroppo non riescono a partire. Da una parte vi sono aziende che chiudono e mettono in cassa integrazione e in mobilità, dall’altra vi sono duemila miliardi di vecchie lire di investimenti fermi per la realizzazione del rigassificatore: è un peccato per tutti, è un peccato per noi, è un peccato per i nostri lavoratori.

Senza adeguate soluzioni a questa gravissima crisi quale futuro si prospetta per Brindisi?

Disastroso, purtroppo. Spero si apra subito un tavolo di confronto. La prima cosa da fare senz’altro sarà porre queste problematiche in modo diverso da come è stato fatto fino a oggi all’attenzione delle pubbliche amministrazioni che devono necessariamente aiutarci a uscire dalla crisi.

Presidente Ferrarese,  in merito alla questione “rigassificatore” lei ha avanzato una nuova proposta relativa al discusso sito Capobianco.

Si, una proposta tecnicamente molto semplice. Sfatata ormai la presunta pericolosità dell’impianto anche quale fonte di inquinamento, oggi pare che l’unico nodo da risolvere sia il problema della eventuale congestione del porto in un futuro prossimo, dato che oggi la questione non si pone. Ebbene, essendo quell’impianto posizionato proprio all’ultimo angolo utile del porto di Brindisi, per evitare eventuali intralci con traffico passeggeri, croceristico, ho lanciato la mia proposta: lasciare l’impianto dov’è e realizzare l’attracco delle gasiere dalla parte opposta del sito, collegando con tubazione sotterranea il molo dove attraccano le navi all’impianto.

È una proposta che sta facendo molto discutere.

Si, ed è un bene. Molta gente prima contraria a questo insediamento oggi comincia a pensare che questa è una proposta seria sulla quale porre le basi di un dialogo. Tra questi, numerosi esponenti politici: il presidente del consiglio comunale ha manifestato segnali d’apertura; ho letto sulla stampa che anche il responsabile dei DS Dipietrangelo ha parlato di una proposta sulla quale si può iniziare a fare un percorso; la CGIL, sinora fortemente contraria, nel corso del suo congresso provinciale ha lanciato messaggi incoraggianti. Continuare a dire no vorrebbe dire che è soltanto una presa di posizione e non ce n’erano altri motivi.

Mi auguro davvero che le amministrazioni sulla base di questa mia proposta vogliano mettersi attorno ad un tavolo con l’azienda inglese per non sprecare quella che è una grande opportunità per il nostro territorio e che, con una trattativa intelligente, può cambiare il volto di Brindisi nei prossimi anni.

E che rischiamo di farci scippare da Taranto?

No, quello no, è aggiuntivo. Se ne costruirebbero due.

 

 

 


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