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La cultura post-moderna e gli ipermedia

  
di Donato CORVAGLIA

La cultura post-moderna,a

Musica elettronica e arte digitale sono due forme di espressione che sempre più segnano il passo nell’evoluzione della cultura post-moderna. Rappresentano quelle zone limite dove non è ammesso individuare confini tra spazio e tempo, tra autore e fruitore, tra musica e architettura.

Ma più in generale la cultura post-moderna è dove il concetto di interfaccia si trova a dover subire una drastica riformulazione: se infatti con interfaccia si intende quella linea di demarcazione che intercorre tra lo spazio fisico e quello digitale che si sviluppa all’interno dello schermo di un computer, e quindi ci si riferisce ad una vera e propria “soglia”, esperienze come quella dell’immersione ci costringono a ridefinire i nostri parametri di percezione.

È chiaro che non è facile accettare l’idea che si possa “entrare” dentro qualcosa che non esiste in termini fisici e che, come se non bastasse, è oggettivamente delimitato da un’impenetrabile superficie di materiale plastico o vitreo: ma non si può non pensare a tutti quei i casi in cui la nostra mente già si dimostra  perfettamente capace di entrare “dentro” un romanzo o una sinfonia, elaborando e godendo della propria esperienza sensoriale.

Certo, l’esperienza immersiva in un ambiente ipermediale è decisamente più complessa, poiché è molto più di una colonna sonora o di una semplice reazione emotiva:  è un mondo di segni articolato, sensato e pervasivo.

Un ipermedia è sensato, ricco d’informazioni e di processi cognitivi, ed è in questa disponibilità, che il fruitore è posto davanti alla difficile sfida di interpretare la moltitudine di codici ipermediali in cui si trova, appunto, immerso.

Codici ipermediali attraverso la cui interpretazione si può arrivare ad una vera e propria riformulazione dell’ambiente circostante, come spiega anche Derrich De Kerchove nel suo La pelle della cultura – Un’indagine sulla nuova realtà elettronica pubblicato da Costa & Nolan nel 2005: “I nuovi linguaggi espressivi consentono di costruire mondi dove l’utente può non solo identificarsi con un punto di vista, ma assumerlo su di sé, sostituendo alla proiezione della propria fisicità in un orizzonte immateriale, la percezione dell’immersione in uno spazio tridimensionale in cui assumere una o molteplici identità fittizie”.

È in questa dimensione “altra” che tutto si fa gioco, un "gioco" virtuale in cui si può creare il nuovo a partire dallo scardinamento del vecchio.

L’immersione nel mondo ipermediale dunque, come quella proposta dai Granular Synthesis (installazioni multimediali composte da grandi proiezioni video di immagini e luci, completate da arrangiamenti sonori) sollecita i sensi e quindi creano reazioni e fanno vivere lo spettatore dentro una dimensione particolare. Una dimensione che non distingue più tra chi ha prodotto il testo e chi lo sta fruendo.

 

 

 

 

 

 

 

 


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