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La cultura post-moderna e gli ipermedia |
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Musica elettronica e arte
digitale sono due forme di espressione che sempre più segnano il passo
nell’evoluzione della cultura post-moderna. Rappresentano quelle zone limite
dove non è ammesso individuare confini tra spazio e tempo, tra autore e
fruitore, tra musica e architettura. Ma più in generale la cultura post-moderna è dove il
concetto di interfaccia si trova a dover subire una drastica riformulazione: se
infatti con interfaccia si intende quella linea di demarcazione che intercorre
tra lo spazio fisico e quello digitale che si sviluppa all’interno dello
schermo di un computer, e quindi ci si riferisce ad una vera e propria
“soglia”, esperienze come quella dell’immersione ci costringono a ridefinire i
nostri parametri di percezione. È chiaro che non è facile
accettare l’idea che si possa “entrare” dentro qualcosa che non esiste in
termini fisici e che, come se non bastasse, è oggettivamente delimitato da
un’impenetrabile superficie di materiale plastico o vitreo: ma non si può non
pensare a tutti quei i casi in cui la nostra mente già si dimostra
perfettamente capace di entrare “dentro” un romanzo o una sinfonia, elaborando
e godendo della propria esperienza sensoriale. Certo, l’esperienza immersiva in
un ambiente ipermediale è decisamente più complessa, poiché è molto più di una
colonna sonora o di una semplice reazione emotiva: è un mondo di segni
articolato, sensato e pervasivo. Un ipermedia è sensato, ricco
d’informazioni e di processi cognitivi, ed è in questa disponibilità, che il
fruitore è posto davanti alla difficile sfida di interpretare la moltitudine di
codici ipermediali in cui si trova, appunto, immerso. Codici
ipermediali attraverso la cui interpretazione si può arrivare
ad una vera e propria riformulazione dell’ambiente circostante, come spiega
anche Derrich De Kerchove nel suo La
pelle della cultura – Un’indagine sulla nuova realtà elettronica pubblicato
da Costa & Nolan nel 2005: “I nuovi
linguaggi espressivi consentono di costruire mondi dove l’utente può non solo
identificarsi con un punto di vista, ma assumerlo su di sé, sostituendo alla
proiezione della propria fisicità in un orizzonte immateriale, la percezione
dell’immersione in uno spazio tridimensionale in cui assumere una o molteplici
identità fittizie”. È in
questa dimensione “altra” che tutto si fa gioco, un
"gioco" virtuale in cui si può creare il nuovo a partire dallo
scardinamento del vecchio. L’immersione nel mondo
ipermediale dunque, come quella proposta dai Granular Synthesis (installazioni
multimediali composte da grandi proiezioni video di immagini e luci, completate
da arrangiamenti sonori) sollecita i sensi e quindi creano reazioni e fanno
vivere lo spettatore dentro una dimensione particolare. Una dimensione che non
distingue più tra chi ha prodotto il testo e chi lo sta fruendo.
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