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Dario Stefàno: "Io, uomo di centro, non tradirò mai i miei valori" |
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Per giorni le cronache locali non hanno parlato che di
lui, designato a rappresentare il terzo polo nella competizione elettorale
delle provinciali leccesi: Dario Stefàno, voluto direttamente da Pier
Ferdinando Casini con un vero e proprio battesimo politico. L’affermato manager
proveniente dal mondo dell’imprenditoria, eletto nel 2005 consigliere regionale,
con un debutto che lo ha portato in Regione come il più
suffragato in Puglia nelle liste della Margherita, confluito poi nel Partito
Democratico, è uno dei grandi delusi del centrosinistra. Ci credeva, Stefàno,
all’ambizioso progetto targato Pd. Ci ha messo del suo negli anni della
costituzione salentina, fino ad essere eletto Presidente dell’Assemblea
provinciale e fino a vivere quella cogente delusione che lo ha portato a
lasciare il Pd per accostarsi al nuovo percorso politico voluto da Casini, il
Partito della Nazione. Quando si seppe che non era più lui il candidato alla
Presidenza della Provincia di Lecce per l’Udc, ma Adriana Poli Bortone –
alleata di ferro del partito di centro con il suo Movimento Io Sud – in molti hanno pensato che
Stefàno avesse fatto un passo indietro. <Due passi avanti ho fatto – ha
dichiarato lui al nostro giornale – proponendo io stesso ad Adriana di
rappresentarci alla Provincia. Ero e resto convinto che puntare sulla senatrice
Poli Bortone sia stata la scelta giusta e vincente>. A mettere in moto una serie di reazioni, nei giorni in cui
si decidevano le candidature, è stato il possibile (e discutissimo) ingresso
nella competizione per il centrodestra di Lorenzo Ria – che con Stefàno ha
condiviso la militanza nella Margherita, il passaggio nel Pd e la conseguente
delusione che ha spinto entrambi a lasciare il partito sbattendo la porta. Per
poi arrivare a quella biforcazione di strade che li ha visti imboccare percorsi
avversi. Dott. Stefàno, che
lettura ha dato lei del fragoroso avvicinamento di Lorenzo Ria al centrodestra? Ho troppa amicizia e stima per Lorenzo per poter giudicare
le sue scelte, che sono certo ha valutato con attenzione. Non lo giudico, ma
non lo condivido. Credo che la scelta di rimanere al Centro sarebbe stata anche
per lui molto più coerente e naturale. D’altronde Lorenzo mi aveva sempre
manifestato l’impossibilità di disconoscere un patrimonio politico ed umano che
così abilmente ha costruito in trent’anni di attività politica. Oggi non vedo
tanta coerenza, tuttavia non lo giudico: rispetto il valore dell’amicizia su
tutto e mi fermo lì. Lei ha dichiarato di
aver vissuto sulla sua pelle il fallimento del progetto del Pd. Cosa l’ha
spinta a lasciare il partito di centrosinistra? La barra del Partito democratico, contrariamente alle
intenzioni, si è spostata a sinistra. Il Pd vorrebbe essere il partito della
sinistra italiana e io lì non posso esserci, così come non ci sarei stato se mi
avessero offerto di candidarmi nei Ds. La mia è sempre stata una cultura
moderata, di ispirazione cattolica e quindi la naturale area di appartenenza è
il centro. Non c’è stato alcuno spostamento da parte mia, sono sempre stato lì
dove sono. A livello
provinciale lei ha rappresentato il Pd. L’elezione a Presidente dell’Assemblea
del partito non è forse stata un segnale di apertura verso l’ala moderata? Una apertura che però si è rivelata vana giacché il
presidente dell’assemblea provinciale non ha mai avuto nessuno spazio nei
processi decisionali, cui io assistevo in maniera quasi inconsapevole senza
condividerne le ragioni. Tutto questo con l’aggravante che in molti, proprio
per il ruolo che ricoprivo, mi individuavano come coprotagonista di quelle
decisioni pur sentendomi in realtà un semplice “direttore del traffico lavori”.
La mia coscienza mi ha dunque chiamato a prendere una decisione: dimettermi da
Presidente dell’assemblea. Questa esperienza ha
deluso il suo concetto del “fare politica”? Tutt’altro. Ha rafforzato l’idea di dovermi impegnare
ancor più. Ho scelto di entrare in politica da professionista affermato, quando
occupavo spazi di rappresentanza importanti alla guida di Confindustria,
peraltro convinto che in quel sistema ci sarebbe stato ancora margine di
crescita per me. Ma arriva il momento in cui si avverte l’esigenza di non
essere più soltanto un soggetto di critica rispetto ad un sistema a volte
pachidermico e sordo, incapace di innovarsi. Ho creduto giusto mettere a
disposizione le mie orecchie per ascoltare il mondo che parla alla politica: è
quanto ho cercato di fare in questi anni. L’esperienza nel Pd, che non rinnego,
avrebbe potuto produrre in me due risultati: tornare a fare quello che facevo
oppure spingermi a desiderare con maggior forza di svolgere un ruolo ancora più
significativo. La candidatura alla
presidenza della Provincia di Lecce avrebbe potuto coronare questa ambizione. La mia disponibilità non era condizionata da ambizioni
personali e la scelta di sostenere Adriana lo ha dimostrato pienamente. È stata
mia l’iniziativa di chiederle di candidarsi. La Senatrice Poli Bortone aveva
sempre manifestato che il suo obiettivo principale era rivolto alle elezioni
regionali, tuttavia lo scenario che si proponeva all’elettorato, con una
griglia di partenza fatta da tre esponenti provenienti dalla stessa area
politica (Ria, lo stesso Stefàno e
Loredana Capone ndr), rendeva necessario portare un elemento di rottura che
potesse intercettare tutta un’area di dissenso nel centrodestra. In effetti, quando è
stata messa da parte la candidatura Ria si è pensato ad un suo ritorno in
scena. Le dinamiche ormai erano avviate e non avevo alcun motivo
per forzare il processo. Mi sento a mio agio in quest’area politica, non
avverto più l’affanno di dover conquistare mie posizioni valoriali che nel
contesto politico ora vissuto sono patrimonio di tutti. Sono totalmente al
fianco di Adriana Poli Bortone e per lei e per il comune progetto mi sto
spendendo senza riserve, con un impegno incondizionato. Lei oggi ha la
tessera dell’Udc? No. Guardo con grande interesse a quel nuovo soggetto di
area centrista, il Partito della Nazione, che Casini così autorevolmente non
solo rappresenta ma ha avuto la pazienza di far germogliare. Ecco, in questo
processo costituente voglio partecipare a pieno titolo. Il sostegno a
livello provinciale al movimento Io Sud
e all’Udc, che in Regione è all’opposizione del governo Vendola, non è in
contraddizione con il suo ruolo che è invece di consigliere regionale della
maggioranza? Non lo ritengo in contraddizione. Sono stato eletto con un
sistema elettorale, quello delle preferenze, che mi dà l’orgoglio di
rappresentare realmente il territorio e credo di dover rispettare il patto con
gli elettori. Chi mi ha votato sapeva bene quali fossero le mie idee e le mie
posizioni culturali, chiamandomi quindi a svolgere un ruolo critico-costruttivo
all’interno della maggioranza di centrosinistra non un ruolo di opposizione. Mi
sembra di essermi distinto più di ogni altro in questa consiliatura, che mi
vede impegnato in un ruolo di rilievo quale è quello di Presidente della
Commissione Sviluppo economico, proprio per il mio atteggiamento sempre
critico, mai distruttivo o ostruzionistico, ma responsabile e coerente con i
miei valori. Peraltro, non sono entrato in Regione attraverso la porta dei Ds,
ma attraverso quell’area politica, la Margherita, che dal punto di vista
valoriale è la stessa dell’Udc.
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