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Lavoro e professionalità, come vincere la sfida del futuro |
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Giuseppe Negro, Direttore
dell’Associazione ASCLA: “La
formazione professionale è anche una grande occasione di crescita umana ed
esistenziale” Mettersi al servizio degli
altri, interpretarne le esigenze, mediarne i bisogni: ecco la mission dell’Operatore professionale di
strada. In una società in piena emergenza educativa ed esasperatamente
individualista, come quella in cui oggi ci troviamo a vivere, la figura
professionale dell’Operatore di strada
assurge un’importanza strategica, poiché, inserendosi nel welfare
locale, accresce efficienza e funzionalità delle politiche sociali
territoriali. Ma come nasce l’idea di questo percorso professionalizzante? Lo
abbiamo chiesto al Dott. Giuseppe Negro Direttore di ASCLA (Associazione scuole
e lavoro) di Casarano, l’ente di formazione dove diciannove donne hanno appena
conseguito la qualifica. “Con il corso per “Operatore
professionale di strada” le allieve hanno potuto acquisire le competenze
necessarie all’affronto delle molteplici emergenze che oggi caratterizzano la
nostra realtà, con la specifica funzione di ricoprire un ruolo di tramite tra i
servizi sociali e sanitari e le potenziali persone bisognose di intervento”. Una qualifica particolare su cui ASCLA è stato uno dei pochi, se non
l’unico, ente di formazione disposto a scommettere e a professionalizzare, come mai? Non si distanzia dalla vocazione
specifica dell’ente ASCLA. Partiamo dalla constatazione che oggi il Paese attraversa una situazione
molto difficile. Sono molti i giovani che, anche nel Salento, abbandonano la
scuola o che continuano a frequentarla manifestano disagio e disinteresse. È un
malessere profondo, una grave “emergenza educativa” a cui nessuno può restare
insensibile. Ciascuno di noi – così come anche le istituzioni – deve battersi
perchè nessuno si perda; non è solo una questione economica, ma una battaglia
di civiltà, una concezione amica dell’uomo e del suo destino. Una missione oltre che una grande sfida? Il nostro è un tentativo pieno
di ottimismo. Spesso chi viene da noi è scarico, all'ultima spiaggia. Riceviamo
ragazzi che hanno abbandonato la scuola, con problemi comportamentali, e
attraverso il lavoro, che intendiamo come quel misto di educazione e amore che
ci è stato indicato come via maestra, tiriamo fuori il meglio che è in loro.
Diventano una “colla”, cominciano a fidarsi di te, chiedono un rapporto
totalizzante. Ti domandano tutto e diventi un punto affettivo. Desiderano
giocare un ruolo nella nostra società e vogliono sentirsi parte nella
costruzione del futuro. Non sono ragazzi di serie B ma persone come le altre,
anzi spesso più sensibili, perché nella loro vita è aperta una ferita, una
domanda che nasce dalle tante situazioni, soprattutto familiari, che si trovano
a vivere. Un peso enorme per un adolescente la cui unica risposta è un luogo
accogliente e umano tutto per loro, una compagnia umana che vuol loro bene,
desiderosa di educarli e di accompagnarli nei loro passi. Un’enorme responsabilità? Finché conserviamo la
consapevolezza che il nostro è un tentativo pieno di ottimismo, ci liberiamo
dal peso dell'esito. Alla fine, quello che facciamo è come una benedizione
rivolta ai nostri ragazzi, che non ci dimenticano e tornano da noi a
raccontarci i loro successi e le loro difficoltà. In altre parole, il nostro obiettivo centrale è quello di favorire
la crescita dei nostri allievi in tutte le dimensioni della vita, da quella educativa in senso stretto, a quella culturale, sportiva e ricreativa in genere. Chi viene da voi è come se entrasse in una “famiglia”
più che in un ente formativo inteso in
senso stretto? Tutto quello che facciamo e
abbiamo fatto si regge sull’amicizia che lega alcune persone che lavorano
nell’Ascla generata dall’incontro con l’esperienza cristiana, secondo il
carisma di don Giussani. Questo è quello che ci fa appassionare tutti i giorni
alla vita, alla nostra e a quella dei ragazzi e degli adulti che con noi
partecipano alle attività formative. La
formazione professionale diventa così un’occasione fondamentale per investire
sulle persone. Non solo sugli individui ma anche sulle aziende, perché senza la
formazione le piccole e medie imprese
non possono attivare quel processo evolutivo che conduce all’irrobustimento
patrimoniale, al miglioramento del
posizionamento di mercato e al tentativo di superare le gravi difficoltà
che oggi stanno vivendo. Lei
esprime una grande passione per il suo lavoro, tanto da dipingere semplice un ruolo, quello dell’educatore, che
per certi versi è, invece, molto oneroso. In questo nostro lavoro è
molto bello scoprire che nel mentre proponiamo agli allievi l'apprendimento di
nozioni di informatica, la preparazione di una fattura, il collegamento in rete
di PC, loro chiedono anche un rapporto totalizzante, cioè che abbracci tutti
gli aspetti della vita; affrontando insieme situazioni difficili o dolorose che
si trovano a vivere, trascorrendo insieme anche momenti di tempo libero.
Altrettanto affascinante è il tentativo di fare la stessa cosa tra educatori,
collaboratori e dipendenti dell'ASCLA. E, infine, anche con i genitori con i
quali spesso affrontiamo situazioni
particolari legate al rapporto con i figli. Il nostro
è il mestiere più bello del mondo, perché nel tentativo di prendere sul serio
la realtà, ci costringe a cambiare continuamente, nella speranza che anche le
persone che incontriamo riescano ad avere la stessa posizione.
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