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Lucrezia Borgia, la passione, il dolore, l'innocenza
La Rubrica/ Donne nella Storia d'Italia

  
di Martina VOGRIC

LUCREZIA BORGIA, LA PASSIONE, IL DOLORE, L’INNOCENZA

Una donna tra intrighi, complotti, omicidi e politica; una donna che la tradizione vuole diabolica e perversa; una donna spesso vittima del suo tempo e della sua famiglia.

Ci sono dunque diversi punti di vista per guardare a Lucrezia Borgia, terzogenita di Rodrigo Borgia, poi Papa Alessandro VI e Vannozza Cattanei, nata a Subiaco il 18 aprile 1480, in quello strano e intricato mondo che era l’Europa di fine Quattrocento.

Lucrezia passa l’infanzia con la madre, ma già a dieci anni viene affidata ad Adriana Mila, vedova di un Orsini, insieme alla quale vivrà per qualche tempo nel palazzo romano a Monte Giordano, nel quale era presente anche Giulia Farnese, futura amante di Alessandro VI.

Com’era consuetudine per le fanciulle di case nobili, Lucrezia dovette poi entrare in un convento, dove avrebbe ricevuto un’istruzione religiosa ma anche mondana, il convento di San Sisto, sulla via Appia. Per quanto riguarda l’istruzione letteraria, nel Rinascimento, in particolare in quello italiano, valeva il principio secondo il quale una donna delle classi elevate doveva avere lo stesso livello di istruzione di un uomo; così Lucrezia viene affidata ai migliori maestri del tempo, studia la poesia italiana, ma si esercita anche a scrivere e improvvisare versi, parla spagnolo, greco, francese e italiano, scrive e legge il latino.

Ha solo dodici anni quando Rodrigo Borgia, divenuto Papa nel 1492, la offre in sposa a Giovanni Sforza, signore di Pesaro; il matrimonio si celebra, senza sfarzo, il 12 giugno 1493 ma dopo meno di un anno Lucrezia è costretta a seguire il marito a Pesaro, dove passerà un breve ma infelice periodo, al termine del quale ritornerà a Roma, tra gli agi e lo sfarzo che le spettano.

Nel frattempo Alessandro VI decide che quel matrimonio imposto a Lucrezia per una manovra politica, tra l’altro errata, è ormai diventato inutile; nel luglio del 1497 chiede ad una commissione, da lui scelta di dichiarare nullo il matrimonio della figlia perché non consumato e Giovanni Sforza si ritrova costretto, per salvarsi la vita, a rilasciare una dichiarazione nella quale confessa di non avere mai avuto rapporti con Lucrezia, la quale, nel frattempo, si era ritirata nel convento di San Sisto, probabilmente a causa di una forte lite con il padre e il fratello Cesare. Ed è qui che Lucrezia vive per la prima volta nella sua vita un’esperienza carica di emozioni e gioie: si innamora di Pedro Caldès, un giovane spagnolo incaricato della corrispondenza tra Lucrezia e la famiglia; lontano dagli intrighi di palazzo la giovane può vivere in tutta libertà la sua passione, che  porterà a Lucrezia un figlio, Giovanni, che sarà accolto nella famiglia Borgia come figlio di Cesare e a Pedro una morte violenta per mano dei sicari del Papa. Ma per Lucrezia era già stato scelto un secondo marito: Alfonso d’Aragona, principe di Salerno e duca di Risceglie. Di Lucrezia in quegli anni ci sono giunte notizie contrastanti, opposte; aveva la fama di assassina dei suoi mariti, oltre che complice di tutti gli altri delitti di cui si è macchiata la famiglia Borgia, veniva considerata una donna fredda e calcolatrice, una meretrice crudele e sanguinaria. Ma c’era ancora chi la adulava, chi vedeva in lei solo la bellezza e l’innocenza di una vittima della sua stessa famiglia, una donna coraggiosa che aveva sacrificato la sua libertà alla politica del padre, che allo stesso tempo era in effetti ciò che le procurava immensi agi e notevoli poteri.

Quello che Lucrezia è stata veramente, è difficile da decifrare; lei che non mostrava mai i suoi veri sentimenti, lei che inaspettatamente si innamorò del suo nuovo marito, lei che improvvisamente si ritrovò sola, quando il fratello Cesare lo fece assassinare, per una mossa politica e per la bruciante gelosia che provava nei confronti della sorella. È il 1500 quando Alfonso d’Aragona viene strangolato, è solo un anno dopo che Lucrezia si trova costretta a sposarsi nuovamente, con Alfonso d’Este. Il matrimonio si basa su un reciproco rispetto e forse i due nutrono nei confronti dell’altro un tiepido affetto, ma il trasferimento a Ferrara che Lucrezia aveva dovuto affrontare portò nella sua vita una ventata d’aria fresca grazie all’ambiente ferrarese, colto e raffinato, che Lucrezia amò da subito e che la portò ad incontrare Pietro Bembo, scrittore e umanista con il quale l’allora ventitreenne Lucrezia intraprese un amore, forse platonico, che continuò fino alla morte di lei avvenuta, per parto, il 24 giugno 1519, a soli 39 anni. Un amore, dunque, che riuscì in qualche modo a portarla via, almeno negli ultimi anni della sua vita, da ciò che l’aveva condizionata sino ad allora, da ciò che, sia da vittima che da carnefice, aveva sopportato per tutta la vita.

 

 


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