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Sicurezza stradale: 43mila le vittime della strada in Europa solo nel 2007 |
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Sicurezza
stradale: l’Unione europea ribadisce la necessità di un approccio integrato
Nel 2007 sono morte 43.000
persone sulle strade dell'Unione europea, i feriti gravi sono stati circa 1,7
milioni e i danni economici causati dagli incidenti stradali sono valutati
attorno ai 200 miliardi di euro, e cioè circa il 2% del prodotto nazionale
lordo europeo. In Europa e nel resto del mondo, la mancanza di sicurezza
stradale è dunque giustamente considerata una vera e propria piaga sociale. A
Parigi, nel mese appena trascorso, si è svolto l’evento principale della
Seconda Giornata Europea della Sicurezza Stradale, intitolato "Sicurezza
Stradale nelle nostre città". In questa occasione, il vice Presidente
della Commissione e responsabile per i trasporti AntonioTajani, ha ribadito che
l'obiettivo principale è quello di dimezzare le vittime di incidenti stradali
entro il 2010. "La lotta contro
l’insicurezza stradale è infatti un obiettivo prioritario per l’Europa intera –
ha dichiarato Tajani– nonostante i notevoli progressi compiuti, gli incidenti
sulle strade europee falciano ben 43.000 vite umane. È decisamente troppo!
Occorre fare di più se siamo tutti d’accordo nell’affermare che la sicurezza
stradale è e rimane una priorità politica. Perché la sicurezza stradale è un
modello di responsabilità condivisa". Di fatti, quello promosso dalla Comunità
europea è un “approccio integrato”, che prevede tre grandi aree di intervento:
comportamento, veicoli e infrastrutture, racchiude e coinvolge le tre
componenti del “sistema traffico”. Gli interventi dovrebbero così essere
ripartiti in maniera equilibrata tra tutti questi settori e coinvolgere tutte
le parti interessate. La sicurezza stradale è un
diritto di tutti. Tutti i cittadini hanno il diritto di vivere e lavorare in
condizioni di sicurezza. A piedi, in bicicletta, alla guida di un'auto o di un
camion, il rischio di riportare ferite o di morire in un incidente stradale
dovrebbe essere ridotto al minimo. Nessuno, in linea di principio, dovrebbe
correre pericoli a causa degli altri utenti della strada. Al di là della
retorica istituzionale, ciascuno di noi può contribuire a rendere le strade
europee - le nostre strade - più sicure. A questo proposito, la Carta europea
della sicurezza stradale è fondamentale, in quanto invita tutti i membri della
società, che si tratti di scuole locali, di associazioni rurali o di grandi
multinazionali, ad apportare un contributo tangibile al miglioramento della
sicurezza stradale. Il principio è quello di fare appello alla responsabilità
condivisa: la mia sicurezza passa anche attraverso la sicurezza degli altri e
agli altri. Infine, le iniziative nel campo
della sicurezza stradale si basano - o dovrebbero basarsi - su dati statistici
affidabili relativi alle cause degli incidenti e ad altri aspetti pertinenti.
La raccolta e l'analisi dei dati, oggi effettuate nell'ambito della banca dati
europea CARE sugli incidenti stradali ed in futuro dall'Osservatorio europeo
della sicurezza stradale, sono fondamentali per mettere a punto misure efficaci
e proporzionate per migliorare la sicurezza stradale. Ma veniamo a noi Italiani:
le ultime statistiche disponibili indicano che l'Italia, insieme ad altri
grandi Paesi europei, è ancora lontana dal traguardo UE di riduzione entro il
2010 del 50% delle vittime. Sulle strade italiane negli ultimi anni c’è stato
comunque un calo costante dei decessi: -19,7% nel 2006 rispetto al 2001 secondo
i dati ACI-ISTAT. Nei primi 9 mesi del 2008, la Polizia Stradale e i
Carabinieri indicano inoltre una riduzione del 6,9%, rispetto allo stesso
periodo dell’anno scorso, dei morti per incidenti sulle strade extraurbane. Le
recenti azioni sinergiche dei Ministri Maria Stella Gelmini (Pubblica
Istruzione) e Altero Matteoli (Infrastrutture) con il rilancio della sicurezza
stradale tra le materie scolastiche, e del ministro Roberto Maroni (Interno) con
il giro di vite sulla repressione dei comportamenti più a rischio, dimostrano
l'intento di accompagnare ogni campagna di sensibilizzazione pubblica ad una
sempre maggiore attività formativa, unitamente a controlli incisivi da parte
della polizia stradale. Azioni di informazione e di educazione stradale
associate ad iniziative concrete dunque, per modificare o anche lanciare ex
novo modelli comportamentali più "sani" alla guida.
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