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Alternativa al welfare
  
di Lucio LUSSI

ALTERNATIVA

Il Protocollo sul Welfare sembra essere la spada di Damocle che pende sulla testa di Prodi e dei milioni di italiani che hanno creduto in lui e nella coalizione che lo sosteneva al momento delle elezioni politiche del 2006. Il Protocollo è stato approvato alla fine di luglio. Esso prevede una serie di provvedimenti positivi: incremento delle pensioni più basse, alleggerimento dello scalone, miglioramento delle pensioni dei giovani, un intervento sugli ammortizzatori sociali (trattamento di disoccupazione e misure di integrazione al reddito), alcune indicazioni di riforma sul mercato del lavoro (detassazione degli straordinari, stop al lavoro a chiamata, stabilizzazione dei precari), sulla competitività, sui giovani (maggiore facilità nel riscatto della laurea e misure a favore di chi ha carriere “stop and go”) e sulle donne.

Il Protocollo è stato il risultato di una lunga trattativa tra Governo e parti sociali, e quando si parla di governo si intende l’ampio e pletorico arco di partiti che lo sostiene, con i loro ministri istrionici e multicolore. Sin da luglio alcuni partiti della maggioranza hanno dichiarato di votare il Protocollo, affermando che però lo stesso Protocollo andava modificato. A parte lo sbalordimento dei pochi individui coerenti rimasti nel nostro Paese, si tratta di un vero e proprio atto suicida dal punto di vista politico. Adesso dobbiamo capire innanzitutto a nome di chi parlano i rappresentanti politici che ne chiedono a gran voce la modifica, se a nome degli operai, dei giovani, o a nome del loro potere, che, appunto perché molto piccolo, va difeso strenuamente! Il Governo rischia addirittura di non avere la maggioranza in Senato al momento del voto. Così non va. Ecco allora un’alternativa per i contestatori. Non votare il Protocollo, far cadere il Governo Prodi e auto isolarsi in un’opposizione vita natural durante, da cui potranno essere vicini ai ceti più svantaggiati senza poter far nulla per loro.

Va ricordato ai politici “radicali” che l’arte del governare è la migliore occasione per cambiare le cose che non vanno in un Paese moderno. Ma bisogna appunto saper governare, avendo un progetto chiaro e delle proposte concrete. Chi non è d’accordo sul Protocollo, lo ammetta chiaramente, la smetta di chiedere continue modifiche e continui compromessi di bassa lega e si avvii coerentemente verso la strada delle dimissioni. Non tutti sono capaci di governare… per tanti è più facile restare all’opposizione!

 

 


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