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Misera Italia, ferma al palo … mentre l'Europa cresce e avanza
  
di Valeria BRUNO

LE RICCHEZZE DEL SALENTO

Lontanissima. Tanto dista la Puglia dal raggiungimento degli “obiettivi di Lisbona”, che non sono le oscure mete di un improbabile tour portoghese, ma i puntuti elenchi di quella strategia che i Paesi europei dovranno raggiungere entro il 2010. Occupazione, ricerca e sviluppo, capitale umano, concorrenza nel mercato dei servizi: nel segno dell’aumento e del miglioramento, di contro riduzione del peso della burocrazia sull’attività di impresa. Sicché, se lontana è l’Italia, lontanissima appare la nostra regione. Per non dire d’altri impietosi numeri e tabelle. Solo qualche esempio: dal 1970 al 2004 la variazione dei Km di autostrade in Italia in percentuale segna il +67%, in Germania il +170%, nel Regno Unito il +223%, Spagna e Francia si attestano oltre il 500%! Ahi, misera Italia ferma al palo. Che proprio non ce la faccia a stare al passo con gli altri agguerriti europei è cosa amaramente nota e acuisce il magone aver certezza che nel prossimo quinquennio tra le principali economie mondiali sarà il nostro Paese ad avere il tasso di crescita più basso.

Cercare colpevoli è esercizio diffuso per alleviare coscienze e perder fattivamente tempo, ma per mentalità pragmatiche e svelte l’ossuta questione è trovare invece svolte e soluzioni. Eccoli, gli imprenditori costruttivi incontrarsi al vertice non per puntare il dito accusatorio ma per indicare la strada da fare. Per costruire il futuro. Associazione Nazionale Costruttori Edili – ANCE. Il settore delle costruzioni in Italia è da sempre il primo motore, ma non basta a portare avanti la carretta. E poi lo stallo è tale che si cresce a stento e con fatiche erculee da far star male. E si dicono preoccupati i costruttori pugliesi, rappresentati da Salvatore Matarrese. Il Presidente di ANCE Puglia nella relazione introduttiva al Convegno “Costruttori di Sviluppo” (Otranto – 21 settembre) ha parlato chiaro elencando le situazioni di incertezza che il settore edile quotidianamente vive (mancanza di visione strategica di lungo periodo, discontinuità amministrativa, indisponibilità delle risorse- anche se stanziate sulla carta). “Compiere scelte di investimento efficaci, puntare sui settori ad alto potenziale di sviluppo, credere nella concreta possibilità di cambiare il nostro futuro: è questo che ci aspettiamo dalla nuova programmazione”, è questo che Matarrese chiede alla politica locale e soprattutto lancia una concreta proposta alla Regione: realizzare con Fondi europei uno sportello operativo al servizio delle imprese. Risposte adeguate in tempi rapidi, questo chiedono i costruttori.

Al vertice regionale ANCE non è mancato il Presidente nazionale. Lui, Paolo Buzzetti, ha tirato le somme finali del convegno idruntino in cui si sono confrontati politici ed imprenditori. “Infrastrutture  e trasformazione del territorio: ecco di cosa si sente il bisogno – ha detto il Presidente Buzzetti ad Euromediterraneo - ma in entrambi i settori siamo in ritardo. Il mondo cammina, anche l’Italia è in marcia, ma disattende le grandi necessità di cambiamento. Perché? Tante le cause, in parte anche politiche”. Ma Buzzetti non ci sta ad accodarsi al vigente coro dell’antipolitica – “è una deriva pericolosa quella che accusa la ‘casta’ politica di tutte le responsabilità, quasi fossimo governati da marziani e noi ne fossimo completamente estranei! Facciamo un discorso di responsabilità complessiva, che coinvolga anche noi del mondo delle imprese, ognuno con il proprio livello di colpa, e poi chiudiamo il dibattito e agiamo concretamente”.

Dove si annida il reale problema di fondo, presidente Buzzetti?

Nel nostro Paese sussiste una visione di sviluppo che non vuole completamente accettare le regole di mercato e la modernità, ma in tutto il resto d’Europa le scelte sono già state fatte. Solo in Italia continuano a prevalere possibili scelte alternative di modello, addirittura sociale – pensiamo al costo del lavoro, alla riforma delle pensioni, a tutte quelle fondamentali riforme che la nazione da tempo attende ma che mai vengono fatte.

Siamo in ritardo su tutto dunque, ancor più sulla capacità di investire risorse?

Il fatto paradossale è che le risorse sono state stanziate, dall’anno scorso siamo tornati ad un +23%, ma c’è una macchina pubblica farraginosa che non li trasferisce. Viviamo un ritardo fatale anche in questo.

Quello del settore edile sembra essere lo specchio di un intero sistema-Paese che proprio non vuol funzionare.

Il nostro settore, molto più di tanti altri, vive sulla pelle tutte le dinamiche che regolano la vita sociale ed economica nazionale, nel bene e nel male, dunque possiamo senz’altro definirci come la cartina di tornasole dell’Italia.

Nord-Sud. Anche qui le differenze si stagliano chiare?

Sussistono le differenze storiche, ma per il Sud si apre un quadro di più vaste possibilità essendo un territorio maggiormente trasformabile rispetto ad un Nord densamente popolato e dal tessuto industriale più complesso. Basti pensare al settore turistico, ancora sottodimensionato rispetto ad analoghe zone, spagnole ad esempio. Nel Mezzogiorno mancano strutture elementari che potrebbero riversare numeri ben più interessanti di crescita turistica, è un campo in rapida evoluzione e la Puglia in questo ha grandi potenzialità.

Il problema “criminalità” non lo si può sottostimare. È un grave limite ad una sana crescita economica.

È un grandissimo problema che fa emergere un reale bisogno primario: la presenza dello Stato. Affermazioni fatte da alcuni esponenti politici importanti, del tipo “è la società che si deve ribellare”, sono fonte di amarezza. Prima di tutto abbiamo bisogno di uno Stato capace di proteggere cittadini ed imprenditori. E francamente, avere un certificato antimafia che è carta straccia nell’era dell’informatica è un fatto inaccettabile.

Si avverte il peso di uno scoramento generale?

È uno scoramento che sussiste e di cui si avverte tutto il peso nella incapacità di risolvere i problemi, laddove si tratterebbe semplicemente di fare le cose che si è capito di dover fare. È la difficoltà della semplicità: non c’è nulla di creativo da inventarsi. Gli altri lo hanno già fatto - e non è poi così complicato – noi invece rischiamo di perderci in un bicchiere d’acqua!

 

 

 


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