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Droga e terrorismo
  
di Loris GASTALDO

DROGA E TERRORISMO

Una recente indagine giornalistica ha aperto una interessante finestra sui Talebani che stanno prepotentemente ritornando a controllare aree sempre più ampie dell’Afghanistan. L’inviato ha incontrato vari gruppi ed ha potuto analizzare molti aspetti della loro organizzazione e dei loro obiettivi; ha visto come vivono, come sono armati ed equipaggiati, che il loro numero aumenta continuamente e in conclusione stanno diventando un vero esercito strutturato in cellule ben attrezzate ed organizzate e, soprattutto, ben pagate: la loro paga, infatti, è doppia rispetto a quella dei soldati governativi. A ciò si aggiunga che dispongono di flussi costanti di armi e munizioni di vario genere oltre ad attrezzature elettroniche di comunicazione e di propaganda. Chi finanzia tutto questo? Il denaro proviene quasi esclusivamente dal traffico di stupefacenti, stesso sistema di finanziamento che usano Hezbollah, AlQaida e tutte le organizzazioni a loro collegate.

Questa droga viene lavorata in zone “franche” da controlli e tramite vari canali clandestini arriva in tutto il mondo occidentale, dove viene spacciata a prezzi che garantiscono guadagni enormi a tutta la filiera, dal produttore al pusher, ultimo anello del circuito. Sono noti i problemi che la droga produce e il circuito malavitoso che ne prospera, ma chi se ne avvale prima di tutti sono proprio le organizzazioni terroristiche, quelli che hanno dirottato gli aerei sulle Twin Towers, quelli che hanno messo bombe sui treni in Spagna, quelli che potrebbero mettere qualche bomba nella metropolitana a Londra o in Piazza San Pietro, che combattiamo e contrastiamo con uomini, mezzi e ingentissimi impegni economici.

Appare evidente, quindi, che la guerra al terrorismo si dovrebbe iniziare a combattere in casa nostra prima ancora che in Afghanistan o in Iraq o in qualsiasi altra parte del mondo, con la proibizione senza alcuna tolleranza dell’uso di stupefacenti, nemmeno personale, e non solo come piaga sociale, ma perché chi la compra sostiene anche il terrorismo e se si inibisce l’acquisto è chiaro che la vendita crolla e con essa il flusso di denaro che alimenta il circuito. L’azione, però, dovrebbe essere veramente drastica, con sanzioni dure e con test obbligatori per tutti coloro che ricoprono cariche o funzioni pubbliche ed elettive. Oggi stiamo andando, invece, verso una liberalizzazione delle droghe, addirittura qualche ministro propone la stanza del buco, in nome di una perversa libertà, assurda ed inconcepibile sia dal punto di vista umano che sanitario e morale. Stroncare uso e spaccio di droghe, con fermezza e decisione, è l’unica strada da percorrere, perché distruggendo il mercato, oltre a colpire duramente la delinquenza ed affrontare seriamente la piaga sociale, si vanificherebbe anche la produzione e conseguentemente chi prospera di questo.

È evidente che se i Talebani non avessero più gli introiti della droga non avrebbero più le risorse per pagare i guerriglieri, mercenari altro che “studenti di dio”, né per comprare armi e munizioni, come non le avrebbe Hezbollah, che ha addirittura una filiale in Paraguay, con possiamo immaginare quali traffici, per mandare fondi in Libano, ma ne avrebbero molte di meno AlQaida e anche l’Iran, dove la droga è proibita e c’è la pena di morte per chi la usa, ma ne viene prodotta molta per l’esportazione perché porta denaro fresco, probabilmente più del petrolio. E la mancanza di risorse economiche è l’unica arma che abbiamo per affrontare il terrorismo, perché morto un Bin Laden ne uscirà un altro, combattere o arrestare 100 terroristi ne farà uscire altri 1000, visto che questa gente vive e prospera dedicandosi solo alla guerriglia grazie ai soldi dei traffici; se invece verranno loro a mancare i soldi e non sarà più possibile alle organizzazioni pagare lautamente questi manovali del terrore o comprare armi e munizioni allora, forse, potrebbe esserci una svolta nei processi di pace perché è evidente, anche nelle aree più turbolente, che chi lavora e produce per sé e per la sua famiglia, certamente non pensa a fare il kamikaze o il guerrigliero, ma desidera la pace e la tranquilla convivenza che consenta di vivere in serenità con la propria famiglia in una società civile e tollerante che permetta a tutti di avere la propria fede e la propria libertà. E quante risorse economiche ed umane resterebbero disponibili ai Paesi occidentali da impiegare per obiettivi di altissimo profilo: combattere la fame nel mondo, sviluppare la ricerca scientifica e sanitaria, lo sviluppo delle aree depresse e la guerra alle malattie epidemiche.

 

 

 


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