|
|
|
|
La Mafia punta al potere |
|
|
Presidente Budano, l’Associazione Contro la Cultura
Socio-Mafiosa è una realtà che lei ha creato qualche anno fa nel Salento, quali
sono i suoi scopi e i suoi progetti in
essere? È nata dallo spunto che è venuto
dalla mia stessa esperienza di vita personale, dalla mia lotta alla mafia. Una
lotta che ho vissuto da protagonista. Tutto iniziò nel 1990 a Milano con il
processo Wall Street affidato al
giudice Armando Spadaro. Volli da subito schierarmi dalla parte di chi la mafia
la contrastava, ne avevo fin sopra i capelli delle intimidazioni, anche quelle
psicologiche, che la mafia mi riservava con attenzione perché imprenditore. Ma
il senso vero dell’associazione è nel suo aspetto culturale, perché lo scopo è
quello di voler incidere sulla cultura e sulle coscienze del nostro territorio,
luogo che una volta sembrava essere il paradiso ma che invece già da vent’anni
è terreno fertile per l’attecchire della mafia. Bisogna intervenire proprio sul
piano culturale per abbattere il racket, il pizzo, e tutto ciò che ne consegue.
E poi, essendo la nostra cultura molto simile a quella siciliana, campana e
calabrese, i rischi, vedendo i destini altrui, risultano altissimi; va detto
però che abbiamo un vantaggio rispetto alle altre realtà del sud e noi dobbiamo
sfruttarlo per evitare di riempire i nostri quotidiani con fatti di cronaca
nera. L’Associazione conta diverse centinaia di iscritti e
numerosi sono anche gli assistiti, ed avete molti contatti con il mondo
produttivo e del commercio. Si può fare un primo bilancio sulla questione
mafiosa nel Salento? Abbiamo presentato alla Prefettura di Lecce una relazione
dal titolo “Lavoro nero, lavoro parallelo”, questo documento illustrava le
diverse forme del pizzo e che ha dato molti spunti ad altrettante iniziative
della Guardia di Finanza. In questa relazione addirittura denunciavamo un
fenomeno spesso ignorato: l’esistenza del malaffare anche negli ambienti vicini ed interni ad alcune istituzioni
locali. Alla luce di alcune indagini deduco che la magistratura oggi dà molto rilievo
anche a questi aspetti. Inoltre abbiamo 160 assistiti, fra chi ha già
denunciato e chi è in prevenzione, che sono vittime dell’usura, altro fenomeno
che da molti viene visto come un qualcosa di ordinario, quasi normale.
Rileviamo che sono altissimi i casi che non sono denunciati. Nonostante tutte
queste orribili realtà qualcuno paradossalmente insiste nell’affermare che il
Salento non è terra di mafia. Io invece ripeto che la mafia e la cultura
mafiosa puntano al potere, quello vero; ed è proprio per questo, con il fine di
spegnere questi focolai, che io chiedo l’impegno di tutti i politici, di tutti
i professionisti e di tutte le istituzioni. Ma vorrei, anche per non sembrare
un catastrofista, rendere noto che grazie al nostro lavoro di collaborazione
con alcune istituzioni siamo riusciti a realizzare risultati benaugurati come
l’istituzione di discipline che studiano i fenomeni mafiosi presso l’Università
di Lecce. Ciò significa che i professionisti del futuro conosceranno realmente
la mafia e magari la speranza di sconfiggerla potrà prendere corpo. Quindi
la mafia si combatte con la cultura? Rispondo dicendo che quando fui costretto, con una pistola
alla tempia, a cedere i miei beni, ai miei aguzzini promisi che avrei
continuato a combatterli con la mia penna. Quindi la malavita si combatte
prevalentemente con la cultura e con il
risveglio delle coscienze, con i grandi esempi e con forti simboli. Recentemente
si è letto sui giornali locali che lei si presentava dimissionario dalla sua
carica di presidente dell’associazione. Ci spieghi i motivi che hanno
determinato questa sua decisione. Cosa è accaduto? Mi hanno isolato da tutto e da tutti, lasciandomi alla
mercé di ogni intimidazione e di ogni minaccia. La mia azienda, che ha sempre
lavorato con una certa regolarità, non lavora più da due anni, e non credo di
essere più sfortunato di tanti altri imprenditori. Qualcuno, per il ruolo che
rappresento e la battaglia che conduco, avrebbe dovuto supportarmi. Invece ho
sentito un assordante silenzio. Mi hanno chiuso ogni porta. Nonostante tutto questo
ho continuato, con l’associazione, ad incitare gli assistiti affinché
denunciassero. Ma non posso nascondere che il tentativo di ledere la mia
dignità, colpendo il mio lavoro e minando la serenità della mia famiglia, è in
atto. Quindi la conseguenza più immediata non poteva che essere un mio ritiro
dall’associazione. Sempre
dalla stampa locale si è appreso qualcosa di nuovo: Luigi Budano, presidente
dimissionario, è stato contattato dalle Istituzioni, in particolare dalla
Provincia di Lecce con l’invito a non abbandonare. C’è qualche progetto in
cantiere? La Provincia mi ha contattato nella persona dell’assessore
Carlo Madaro che mi ha voluto
gratificare con le sue parole dicendomi che l’associazione è patrimonio di
tutti e che il mio impegno personale è necessario alla comunità. Sono
affermazioni che mi toccano e che mi inorgogliscono. L’assessore, in linea di
massima, mi ha dato disponibilità per progettare interventi congiunti fra ente
Provincia ed associazione. Il primo progetto che presenteremo all’attenzione
della Provincia è il “Nuovo Ambulatorio Antiusura”, questo è un intervento
indirizzato verso una proposta
importante e innovativa: la gestione dei fondi di prevenzione della Legge 108
in affidamento ed in amministrazione
istituzionale eseguita dai vari comuni. Peraltro ogni comune della provincia
potrebbe istituire un proprio confido a cui potrebbero attingere i cittadini in
gravi difficoltà. Sono le istituzioni, Stato compreso, che devono garantire le
risposte alle difficoltà emergenti a causa della mafia e della cultura socio –
mafiosa. Concludendo,
pare di vedere un’Associazione libera dai vincoli con la politica. Conferma? Se si riferisce alla mia candidatura alle ultime regionali
con la lista di Alleanza Nazionale le rispondo che si tratta di un’esperienza
in cui l’associazione non era coinvolta. Ma oggi come allora confermo di essere
uno di voi contro la cultura socio-mafiosa.
|
|
|
|
|