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Il Ca.Libro/ Francesco Pasca: dal tassello al pixel, dal mosaico al blog |
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La
ricerca linguistica di Francesco Pasca continua nel suo ultimo libro Otranto, il luogo delle parole (dialogo
virtuale sulla scrittura di pietra) (il Raggio Verde Edizioni, Lecce 2008,
Euro 12) con prefazione di Maurizio Nocera, postfazione di Gianluca Garrapa e
disegni di Massimo Pasca. Stavolta
il pittore e poeta visivo di Sanarica (dov’è nato nel 1946), che vive a San
Pietro in Lama ed insegna a Lecce, ha scritto un interessante “romanzo virtuale”
che lo vede protagonista col nome di Alber(t)o, il suo alter-ego reale e
fittizio che fonde il nome di Alberto con Albero! Già, proprio l’ormai celebre
Albero della Vita, mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto, eseguito
nel 1163 dal monaco basiliano Pantaleone da Casole (monastero e “scriptorium” a
sud di Otranto distrutto dai turchi nel 1480). Nel
libro di Pasca-Alberto, l’Albero prende vita diventando, ancora una volta, il
centro dell’Enigma! Quale enigma? Per risolvere l’arcano Alberto apre un “blog”
su internet e cerca di entrare in contatto con interlocutori che lo aiutino a
risolvere il mistero. Tra i contatti (per “pescare” nella “rete” Alberto getta
l’amo di una domanda provocatoria) c’è la sfuggente Thea (pesce guizzante che
fiuta l’amo ma non abbocca) che si rivela un pozzo di sapienza e che gli
suggerisce chiavi interpretative insolite. Nel
suo “viaggio” virtuale Alber(t)o vaga tra miti e leggende, tra siti e links,
alla ricerca del Quadrato Magico perduto, alla ricerca della propria identità
perduta dietro nomi fittizi usati in rete per “chattare”. In questo modo Pasca
ci da uno squarcio sul mondo della Rete (il Web) che mette in contatto ed
imbriglia rapporti umani, coglie aspetti della psicologia di chi si nasconde
dietro lo schermo di un computer falsificando le proprie generalità per entrare
in contatto con altri senza esporsi, senza rivelarsi, per sfiorare gli altri
senza essere visti, né riconosciuti né riconoscibili. Un mondo, quello della
Rete, che può essere una trappola o una bolla di sapone, un’illusione ottica,
una “realtà virtuale”! Senza
procedere nella trama per non togliere il gusto al lettore ci piace qui
sottolineare la novità di quest’opera che consiste nell’incredibile intreccio
tra pietra musiva, incollata da secoli sul pavimento e pixel del portatile del
protagonista, che consentono, appunto, un “dialogo virtuale” in cui l’antico
batte il moderno, perché il mosaico resta là coi suoi misteri mentre i pixel
possono tradire una volta scomparsi dallo schermo ... grazie ai sempre presenti
“virus” lanciati dagli “hackers” che risultano peggio dei turchi, i quali, pur
essendo soliti distruggere tutto (ben imitati dai “nostri” crociati!), hanno
calpestato coi loro cavalli, ma non distrutto, il prezioso mosaico. Pasca
quindi con questo libro aggiunge un altro tassello (è proprio il caso di dirlo)
interpretativo alle mille interpretazioni del mosaico, mettendo inoltre in
evidenza la singolare presenza di una figura (un grifone?) con sotto l’ambigua
scritta “Pasca”. Come poteva Francesco Pasca non lasciarsi tentare da quella
coincidenza per creare una storia “virtuale”? L’originalità
del libro sta appunto nell’aver saputo fondere moderno ed antico, giallo
medievale e giallo moderno, una via di mezzo tra Il nome della Rosa ed il Grande Fratello informatico, tra
saggistica specialistica e link informatici e mentali, il tutto condito con una
scrittura sapiente, da poeta visivo!
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