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V-day, l'antipolitica scende in piazza
  
di Lucio LUSSI

V-DAY

Beppe Grillo è riuscito a costruire un evento, prima virtuale e ora umano, in carne ed ossa: ha portato la rabbia dell’anti-politica e l’odio contro la politica in piazza, raccogliendo circa 300 mila firme intorno ad una proposta di legge sintetizzabile in tre punti semplici e chiari: rendere ineleggibili i condannati a pene definitive (25 in questo Parlamento), i deputati che abbiano già partecipato a due legislature e quelli imposti dai partiti. Da anni il comico genovese attacca come un mastino le ingiustizie, gli sprechi e i difetti della classe dirigente e dei poteri forti. Si è recato da Prodi con un programma politico richiesto da milioni di cittadini, con l’avviso di poter liberamente licenziare il “dipendente” Presidente del Consiglio qualora non avesse rispettato gli impegni presi. Come era da immaginare non tutti i punti del programma sono stati presi in considerazione. Ha partecipato al Cda Telecom, mandando a quel paese i vertici per una gestione a dir poco disastrosa. E da tempo si vocifera di una sua entrata in politica, ipotesi molto remota considerata la condanna definitiva subita per omicidio colposo. Adesso Beppe Grillo non deve far defluire la rabbia manifestata da larghe fasce della popolazione in un qualunquismo da bar. Dal populismo dovrebbe passare alla concretezza, trasformando le firme raccolte in campagna referendaria, per dare avvio a quel miglioramento, non più prorogabile, della politica e della classe dirigente. 

 

 

 


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