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V-day, l'antipolitica scende in piazza |
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Beppe Grillo è riuscito a
costruire un evento, prima virtuale e ora umano, in carne ed ossa: ha portato
la rabbia dell’anti-politica e l’odio contro la politica in piazza,
raccogliendo circa 300 mila firme intorno ad una proposta di legge
sintetizzabile in tre punti semplici e chiari: rendere ineleggibili i
condannati a pene definitive (25 in questo Parlamento), i deputati che abbiano
già partecipato a due legislature e quelli imposti dai partiti. Da anni il
comico genovese attacca come un mastino le ingiustizie, gli sprechi e i difetti
della classe dirigente e dei poteri forti. Si è recato da Prodi con un
programma politico richiesto da milioni di cittadini, con l’avviso di poter
liberamente licenziare il “dipendente” Presidente del Consiglio qualora non
avesse rispettato gli impegni presi. Come era da immaginare non tutti i punti
del programma sono stati presi in considerazione. Ha partecipato al Cda
Telecom, mandando a quel paese i vertici per una gestione a dir poco
disastrosa. E da tempo si vocifera di una sua entrata in politica, ipotesi
molto remota considerata la condanna definitiva subita per omicidio colposo.
Adesso Beppe Grillo non deve far defluire la rabbia manifestata da larghe fasce
della popolazione in un qualunquismo da bar. Dal populismo dovrebbe passare
alla concretezza, trasformando le firme raccolte in campagna referendaria, per
dare avvio a quel miglioramento, non più prorogabile, della politica e della
classe dirigente.
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