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Salina di Punta della Contessa e Area Portuale: zona industriale o parco naturale? |
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La Giunta Regionale ha approvato
l’ampliamento della circoscrizione territoriale, di competenza dell’Autorità
Portuale di Brindisi, fino al limite di Cerano. Una vecchia idea, già lanciata
nel lontano 1994 per la realizzazione di un porto commerciale e industriale,
che consenta lo sviluppo di quello storico a vocazione turistica. Giuseppe
Giurgola, presidente dell’Autorità portuale, è raggiante e attende il via
libera del Governo per valutare le proposte che arrivano da un gruppo di
investitori di Singapore, che vorrebbe realizzare a Brindisi un terminal per i
contenitori. Un porto industriale a ridosso della centrale Federico II
consentirebbe lo scarico di carbone, di petrolio, di merci varie, di prodotti
chimici e la costruzione del terminale del rigassificatore. Bisogna, comunque, tener conto
che la legge regionale n. 28 del 23-12-2002, pubblicata sul Bollettino
ufficiale della Regione Puglia n. 164 del 30 dicembre 2002, istituisce il Parco
naturale regionale “Salina di Punta della Contessa”, che si estende da Capo
Torre Cavallo fino a Torre Mattarelle. Il Parco vincola, in pratica, tutta la
fascia costiera, che dal Petrolchimico arriva fino a Cerano, ipotecando
pesantemente le attività della zona industriale di Brindisi. Numerose sono le finalità del
Parco, che è di importanza Comunitaria, tra le quali conservare e recuperare le
biocenosi, in particolare l’habitat animale e vegetale, incrementare e
migliorare gli ambienti umidi, monitorare l’inquinamento, bonificare i suoli
inquinati, allestire infrastrutture per la mobilità lenta, rinaturalizzare le
aree agricole, promuovere e qualificare attività economiche compatibili e
attività di educazione, formazione, ricerca scientifica e persino attività
ricreative sostenibili. La legge prevede, all’articolo
4, molti vincoli e divieti su tutto il Parco, che non consentono persino la
raccolta di specie vegetali spontanee. I terreni della zona industriale
sono stati penalizzati dal sindaco Mennitti con un’ordinanza che ha imposto il
divieto assoluto di coltivare i terreni compresi in un’area di ben 400 ettari nella zona S.
Lucia-Cerano, a causa dell’elevato tasso di inquinamento. Gli agricoltori,
abbandonati a se stessi, con le aziende inattive e i campi incolti, sono in
continua agitazione. Come si concilia l’ampliamento
dell’area portuale con le esigenze e soprattutto con i vincoli del Parco? Dove si dovrebbe costruire il
porto industriale? Nella baia di Cerano, a sud di Torre Mattarelle: molo
carbone, terminale del rigassificatore, molo per le merci sfuse ecc.. Gli
abitanti di San Pietro Vernotico, di Torchiarolo, di Campo di Mare, Lendinuso,
Torre San Gennaro, Casalabate sono già in fermento, temono di essere
ulteriormente penalizzati.
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