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Brindisi/ Ambiente: emergenze, paure e disagi |
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Sul piede di guerra gli
agricoltori della zona industriale Oggetto di discussione, in
questi giorni, è il verificarsi di continue anomalie negli impianti del
petrolchimico, con conseguente intervento delle torce di sicurezza e fiamme
visibili da notevole distanza. Non mancano le lamentele dei
cittadini per gli odori sgradevoli e per l’aria che si respira in città e nei
paesi vicini. Nell’opinione pubblica c’è preoccupazione ogni qualvolta si
sparge la notizia dell’accensione delle torce e i commenti successivi sono del
tipo: “anche questa volta ci è andata bene, le sicurezze sono intervenute,
altrimenti chissà quali sarebbero state le conseguenze”. Queste anomalie stanno avvenendo
sempre più frequentemente e anche se gli organi preposti intervengono, nessuno
sa quali sono le effettive emissioni inquinanti e le conseguenze sulla salute
dei cittadini, creando preoccupazione e sfiducia nelle Istituzioni che
dovrebbero vigilare e soprattutto prevenire. Eppure conoscere gli affluenti
alle torce e i prodotti che possono formarsi dopo la combustione, non è
difficile; basta introdurre sulle tubazioni le sonde di prelievo dei campioni
dei fluidi. Le possibili conseguenze per la popolazione, possono essere valutate
dai laboratori specializzati. In tema di sicurezza e
salvaguardia ambientale sia il Presidente della Provincia, Michele Errico, che
il Presidente di Confindustria, Massimo
Ferrarese, sono stati fermi nella decisione di fare chiarezza per salvaguardare
l’affidabilità delle aziende e per
tranquillizzare la popolazione. E sempre in tema di emergenza
ambientale, sono sempre sul piede di guerra gli agricoltori della zona
industriale: il sindaco Mennitti, a causa dell’inquinamento, ha vietato le
coltivazioni agricole, ma non si è preoccupato della salute delle famiglie di
tanti agricoltori che abitano nella zona. La sfiducia è tale, che un
agricoltore, Raffaele Spedicato, ha iniziato una battaglia solitaria, con
tabelloni e foto, per cercare di sensibilizzare le Istituzioni verso la grave
situazione in cui versano le aziende agricole, costrette all’inattività e
danneggiate dall’inquinamento degli impianti industriali. “Sono disposto a
cedere la mia azienda e ricominciare la vita da un’altra parte, ma non riesco a
parlare con nessun esponente delle Istituzioni. È come sbattere contro un muro
di gomma”, sostiene amaramente Spedicato. L’ARPA-Puglia, intanto,
sostiene che i prodotti agricoli sono
sporchi, ma non inquinati e le uniche che mangiano beate i prodotti vietati,
sono le volpi, che si sono moltiplicate a dismisura nella zona.
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