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Brindisi/ Ambiente: emergenze, paure e disagi
  
di Vito MAELLARO

10-9-08

 

Sul piede di guerra gli agricoltori della zona industriale

 

Oggetto di discussione, in questi giorni, è il verificarsi di continue anomalie negli impianti del petrolchimico, con conseguente intervento delle torce di sicurezza e fiamme visibili da notevole distanza.

Non mancano le lamentele dei cittadini per gli odori sgradevoli e per l’aria che si respira in città e nei paesi vicini. Nell’opinione pubblica c’è preoccupazione ogni qualvolta si sparge la notizia dell’accensione delle torce e i commenti successivi sono del tipo: “anche questa volta ci è andata bene, le sicurezze sono intervenute, altrimenti chissà quali sarebbero state le conseguenze”.

Queste anomalie stanno avvenendo sempre più frequentemente e anche se gli organi preposti intervengono, nessuno sa quali sono le effettive emissioni inquinanti e le conseguenze sulla salute dei cittadini, creando preoccupazione e sfiducia nelle Istituzioni che dovrebbero vigilare e soprattutto prevenire.

Eppure conoscere gli affluenti alle torce e i prodotti che possono formarsi dopo la combustione, non è difficile; basta introdurre sulle tubazioni le sonde di prelievo dei campioni dei fluidi. Le possibili conseguenze per la popolazione, possono essere valutate dai laboratori specializzati.

In tema di sicurezza e salvaguardia ambientale sia il Presidente della Provincia, Michele Errico, che il Presidente di Confindustria,  Massimo Ferrarese, sono stati fermi nella decisione di fare chiarezza per salvaguardare l’affidabilità delle aziende e  per tranquillizzare la popolazione.

E sempre in tema di emergenza ambientale, sono sempre sul piede di guerra gli agricoltori della zona industriale: il sindaco Mennitti, a causa dell’inquinamento, ha vietato le coltivazioni agricole, ma non si è preoccupato della salute delle famiglie di tanti agricoltori che abitano nella zona.

La sfiducia è tale, che un agricoltore, Raffaele Spedicato, ha iniziato una battaglia solitaria, con tabelloni e foto, per cercare di sensibilizzare le Istituzioni verso la grave situazione in cui versano le aziende agricole, costrette all’inattività e danneggiate dall’inquinamento degli impianti industriali. “Sono disposto a cedere la mia azienda e ricominciare la vita da un’altra parte, ma non riesco a parlare con nessun esponente delle Istituzioni. È come sbattere contro un muro di gomma”, sostiene amaramente Spedicato.

L’ARPA-Puglia, intanto, sostiene  che i prodotti agricoli sono sporchi, ma non inquinati e le uniche che mangiano beate i prodotti vietati, sono le volpi, che si sono moltiplicate a dismisura nella zona.

 

 

 

 

 


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