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Morti come mosche sulle strade. Siamo tutti sotto anestesia?
  
di Prisco Piscitelli*

Viviamo tutti sotto anestesia generale e non ci sconvolge più nulla,

È  finita un’altra estate. Un’altra stagione più o meno turistica per il Salento. E’ cominciato settembre e ci lasciamo alle spalle notti roventi di una stagione che ha visto morire come mosche sulle nostre strade decine e decine di giovani (ma qualcuno ne tiene il conto?). Non c’è stato giorno che i giornali non riportassero la cronaca di un incidente stradale mortale, ma non basta. Solo nelle ultime due settimane di Agosto, all’uscita della stessa discoteca di Santa Cesarea Terme sono state soccorse ben tre giovani in coma, di età compresa tra 28 e 16 anni. La prima, una ragazza romana di 28 anni, purtroppo non ce l’ha fatta: è rimasta vittima di un micidiale cocktail di alcool ed ecstasy che ne ha provocato la morte in pochi giorni (Il Quotidiano del 21 agosto: “Muore dopo quattro giorni di coma uccisa da un mix di alcol e droga”). Eppure non una foglia si è mossa. Dopo di lei, altre due giovani in coma, prelevate dalla stessa ambulanza nello stesso luogo, che implacabilmente ha continuato a mettere in pista il suo show (ma lo spettacolo deve continuare anche quando ci scappa il morto?). È bene precisare che non siamo contrari alle discoteche e al divertimento estivo, ma non pensiamo che debbano diventare luoghi dove tutto è permesso, alla ricerca di uno “sballo assoluto” e poi via, tutti in macchina a verificare quante sono le probabilità di tornare a casa vivi (poveri genitori che aspettano svegli!). Invece è normale riempirsi il cofano dell’auto di bottiglie di superalcolici da consumare prima dell’ingresso in discoteca perché le consumazioni all’interno costano care e soprattutto per entrare già “pronti” subito in pista, dove magari qualcuno potrebbe anche ingoiare – intontito dell’alcol – una o due pasticche dal contenuto ignoto.

 Se siamo convinti (e siamo certi che anche i gestori dei locali lo siano) che le discoteche non debbano essere un luogo frequentato da ubriachi, fermiamo all’ingresso chi è già oltre un certo limite di tasso alcolemico e all’interno non serviamo alcolici a dismisura. Si potrebbe, ad esempio, fare entrare gratis i guidatori che non bevono o fornire buoni prepagati per consumazioni, da non utilizzare oltre un certo orario. Se siamo convinti (e siamo certissimi che i gestori lo siano) che le discoteche non siano un luogo dove spacciare impunemente droghe, troviamo il modo di identificare all’ingresso i criminali che vogliono introdurre stupefacenti in questi luoghi di divertimento (ad esempio con l’impiego di finanzieri accompagnati da cani anti-droga posizionati alla biglietteria). Invece niente. Ogni anno lasciamo che le cose vadano come sempre, facendo finta di non accorgerci che giovani generazioni bruciano le loro notti e talvolta le loro vite al ritorno da colline o da lidi marini trasformati in piste da “sballo” molto alla moda.

La verità è che siamo tutti addormentati, sotto l’effetto di un’invincibile anestesia generale, che ci viene quotidianamente somministrata da una società senza valori che ci propina giochi a premi e veline, disorientandoci e facendoci perdere la capacità di indignarci e dire basta. La lentezza della giustizia (che ci spinge a non denunciare gli abusi) non fa altro che aumentare la dose dell’anestetico televisivo e dei modelli sub-culturali che ci vengono imposti, relegando i nostri spazi decisionali e d’intervento unicamente al “televoto” con cui decidere in diretta quale ospite pseudo-illustre di reality show dovrà lasciare la casa del grande fratello, l’isola o la fattoria.

Così, ci siamo abituati all’indolenza e a vivere sotto anestesia. Siamo tutti assopiti, dormiamo il sonno che ci sta già conducendo contro i muri delle strade, delle droghe e dell’alcol che spezzano per sempre le vite di giovani speranze sottratte al mondo e alle proprie famiglie. E si potrebbe continuare: altri muri, altre potenziali speranze frantumate di cui non ci accorgiamo, nemmeno quando leggiamo sui grandi settimanali nazionali che l’area tra Brindisi e Taranto è la zona più inquinata d’Italia e la provincia di Lecce non è certo da meno: l’allarme diossina lanciato dall’ARPA proprio quest’estate a Maglie (fatto gravissimo) tra l’indifferenza generale, le polemiche sulla puzza insopportabile dell’impianto di trattamento dei rifiuti a Poggiardo e la prossima apertura di una discarica sulla falda acquifera che disseta tutto il sud Salento a Corigliano. E così, nell’indifferenza generale, tutti noi subiremo forse le conseguenze negative di politiche ambientali discutibili che puntano sulle raccolte differenziate con destinazione finale in discarica (anziché in impianti di riciclaggio: giacché tutto o quasi tutto si può riciclare) o ostacolano le fonti energetiche rinnovabili nella terra “te lu sole e lu vientu”, aggrappandosi ancora al carbone del Cerano nel 2008!

 Ma ovviamente di tutto questo non si parla, è meglio non parlarne e più che mai è assolutamente meglio non fare nulla. È normale che i cittadini continuino a chiacchierare del campionato che finalmente è ricominciato, anche se abbiamo corso il rischio di vedere i gol solo sulle pay-tv. L’anestesia continua a fare effetto e in fin dei conti le nostre famiglie (e il nostro orticello) non ci rimettono niente. Ma è qui che casca l’asino! I nostri figli e i nostri nipoti subiranno le conseguenze nefaste dell’ambiente e della società in cui cresceranno! Anche loro saranno bombardati dai falsi modelli di vita e di pensiero della società del duemila, nonostante tutti gli sforzi educativi che in famiglia si possano compiere. Davanti a tutto questo si può far finta di niente? Certo è più comodo continuare a restare sotto anestesia. Ma anche l’anestesia ha un costo: le  nostre famiglie subiranno conseguenze dirette a breve termine se lasciamo che tutto vada così come va. Purtroppo, però, per incidere sulla realtà che ci circonda è necessario partecipare, discutere, aggregarsi: tutte cose impegnative, difficili. Bisogna spegnere la televisione, uscire di casa, parlare con la gente. Forse poche persone in Salento leggeranno quest’articolo, ma se qualcuno fosse rimasto ancora sveglio o volesse staccarsi la flebo dell’anestetico per cominciare a parlarne e per fare qualcosa, può contattare le realtà associative che operano da tempo in provincia di Lecce oppure scrivere alla nostra associazione culturale apartitica/apolitica “Socrate” (associazionesocrate@tiscali.it). Ma fatelo subito, d’impulso (come di getto abbiamo sentito il bisogno di lanciare questo grido, forse nel deserto), perché l’anestetico che tutti abbiamo in circolo permette solo brevi risvegli e se si rimanda l’apertura delle palpebre c’è il rischio di ripiombare nel sonno. A tutti gli altri, buon riposo e scusate il disturbo. Tanto è ricominciato il campionato.

 

*Specialista in Igiene e Sanità pubblica

ASSOCIAZIONE CULTURALE SOCRATE

 

 

 


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