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Traffico clandestino di vite umane |
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Continua l’abietto traffico di
clandestini e continua la tragica sequenza di naufragi con decine di vittime
innocenti. Continua l’opera di sorveglianza e soccorso di Marina Militare,
Guardia Costiera e Guardia di Finanza. Ogni giorno vengono soccorsi e salvati
decine di poveracci che si imbarcano su natanti che non dovrebbero nemmeno
salpare dal porto, prede di farabutti che, in questa tratta di schiavi,
speculano vilmente sfruttando la speranza di libertà e di un futuro di tanti
esseri umani nati e vissuti, si fa per dire, in aree del mondo dimenticate da
tutti, in primo luogo dalle organizzazioni internazionali che dovrebbero
tutelare la vita e i diritti umani di milioni uomini, donne e bambini. Capita
che durante le operazioni di soccorso avvengano delle collisioni con ovvi
effetti devastanti sulle carrette dei profughi e la prima cosa che accade è che
vengano posti sotto tiro i comandanti delle Unità militari che stavano
prestando soccorso. Venerdì 18 agosto si è avuta la conferma che prestare
soccorso può coinvolgere i soccorritori in presunte colpe che c’è sempre
qualcuno pronto ad addossare loro: qualcuno sulla barca dei profughi asserisce
che il natante è stato urtato e ciò ha provocato panico, spostamenti inconsulti
dei passeggeri e, quindi, il naufragio. È necessario fare una breve
analisi della situazione dividendo le due parti in causa, soccorritori da un
lato e scafisti e clandestini dall’altro. I soccorritori, Ufficiali e
Sottufficiali di Corpi dello Stato che con abnegazione e impegno fisico,
psichico e morale (normalmente misconosciuto) passano giorni e notti a cercare
e soccorrere questi sciagurati, personale che brilla per esperienza, dedizione
e umanità, con formazione, studi e addestramento di grandissimo profilo e che
svolge il proprio ruolo con enorme consapevolezza e capacità tecniche. Gli
scafisti e i clandestini, delinquenti e pirati i primi, spesso poveri derelitti
ignoranti e che forse non hanno nemmeno mai visto il mare i secondi; gentaglia,
i primi, che non ha nessun interesse a portare a termine la navigazione, per i
quali la vita dei trasportati non vale nulla, visto che hanno già dato tutto
quello che avevano, che non hanno remore a buttarli a mare verso morte certa e
che provocare un naufragio, con collisioni volute, può permettere loro di
scampare al carcere passando per naufraghi; poveracci, i secondi, che non sanno
nemmeno dove si trovano e accusano i soccorritori di aver provocato il
sinistro. Risultato: Comandanti sotto
inchiesta, processati e condannati prima di tutto dai media che, a caratteri
cubitali in prima pagina, crocifiggono a priori chi ha solo eseguito gli ordini
e che ha fatto tutto il possibile per prestare soccorso (la vicenda di Nave
Sibilla di qualche hanno fa e del suo Comandante, Francesco Laudadio,
condannato, ma capro espiatorio, ne sono esempio), Uomini con la U maiuscola,
che hanno mezzi, capacità, esperienza e, soprattutto, la volontà e l’obiettivo
di SALVARE quei poveracci, che non si sognerebbero mai di fare manovre
pericolose che possano provocare l’incidente; dall’altra parte abbiamo scafisti
che hanno, forse, qualche esperienza di navigazione, ma che non sanno quali
danni può provocare la loro manovra per evitare il soccorso o, se lo sanno, la
fanno appositamente perché nel dramma il delinquente sguazza e può sperare di
farla franca; a costoro si affiancano poveracci che fanno affermazioni alle
quali dare peso è assurda ed inconcepibile incapacità di valutazione dei fatti
e degli attori. Significa mettere sullo stesso piano chi, da professionista,
lavora per salvare la vita umana e chi, da delinquente ed assassino, lavora per
distruggerla, o dando peso ai poveracci che non sanno nemmeno di cosa parlano
ma fanno affermazioni o parlano di situazioni senza avere cognizione di causa. Che cosa ne consegue? Che chi
trascorre giorni e notti in mezzo al mare, lontano da famiglie, affetti e vita
personale, con turni di servizio da rivolta sindacale, con preparazione,
esperienza, ma soprattutto con etica e principi morali e umanitari di altissimo
profilo, viene messo alla gogna mediatica, inquisito, e forse condannato, solo
per aver fatto tutto il possibile per salvare quegli sciagurati, mentre gli
scafisti se la cavano con una ramanzina o poco più, visto che in carcere non
restano, e se espulsi riprendono la loro opera con all’attivo più soldi ed
esperienza. Non è giusto, non è così che si deve valutare, non possono essere
messe sullo stesso piano le affermazioni di Servitori dello Stato e
delinquenti, bisogna dare per acquisito il modus operandi di Militari e Forze
di Polizia e considerare sempre e comunque colpevoli gli scafisti, per
principio e perché è ora di finirla di cercare colpevoli tra coloro che
difendono lo Stato, i Cittadini e la vita umana, a rischio, spesso, della loro.
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