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Traffico clandestino di vite umane
  
di Loris GASTALDO

DRAMMI DEL MARE

Continua l’abietto traffico di clandestini e continua la tragica sequenza di naufragi con decine di vittime innocenti. Continua l’opera di sorveglianza e soccorso di Marina Militare, Guardia Costiera e Guardia di Finanza. Ogni giorno vengono soccorsi e salvati decine di poveracci che si imbarcano su natanti che non dovrebbero nemmeno salpare dal porto, prede di farabutti che, in questa tratta di schiavi, speculano vilmente sfruttando la speranza di libertà e di un futuro di tanti esseri umani nati e vissuti, si fa per dire, in aree del mondo dimenticate da tutti, in primo luogo dalle organizzazioni internazionali che dovrebbero tutelare la vita e i diritti umani di milioni uomini, donne e bambini. Capita che durante le operazioni di soccorso avvengano delle collisioni con ovvi effetti devastanti sulle carrette dei profughi e la prima cosa che accade è che vengano posti sotto tiro i comandanti delle Unità militari che stavano prestando soccorso. Venerdì 18 agosto si è avuta la conferma che prestare soccorso può coinvolgere i soccorritori in presunte colpe che c’è sempre qualcuno pronto ad addossare loro: qualcuno sulla barca dei profughi asserisce che il natante è stato urtato e ciò ha provocato panico, spostamenti inconsulti dei passeggeri e, quindi, il naufragio.

È necessario fare una breve analisi della situazione dividendo le due parti in causa, soccorritori da un lato e scafisti e clandestini dall’altro. I soccorritori, Ufficiali e Sottufficiali di Corpi dello Stato che con abnegazione e impegno fisico, psichico e morale (normalmente misconosciuto) passano giorni e notti a cercare e soccorrere questi sciagurati, personale che brilla per esperienza, dedizione e umanità, con formazione, studi e addestramento di grandissimo profilo e che svolge il proprio ruolo con enorme consapevolezza e capacità tecniche. Gli scafisti e i clandestini, delinquenti e pirati i primi, spesso poveri derelitti ignoranti e che forse non hanno nemmeno mai visto il mare i secondi; gentaglia, i primi, che non ha nessun interesse a portare a termine la navigazione, per i quali la vita dei trasportati non vale nulla, visto che hanno già dato tutto quello che avevano, che non hanno remore a buttarli a mare verso morte certa e che provocare un naufragio, con collisioni volute, può permettere loro di scampare al carcere passando per naufraghi; poveracci, i secondi, che non sanno nemmeno dove si trovano e accusano i soccorritori di aver provocato il sinistro.

Risultato: Comandanti sotto inchiesta, processati e condannati prima di tutto dai media che, a caratteri cubitali in prima pagina, crocifiggono a priori chi ha solo eseguito gli ordini e che ha fatto tutto il possibile per prestare soccorso (la vicenda di Nave Sibilla di qualche hanno fa e del suo Comandante, Francesco Laudadio, condannato, ma capro espiatorio, ne sono esempio), Uomini con la U maiuscola, che hanno mezzi, capacità, esperienza e, soprattutto, la volontà e l’obiettivo di SALVARE quei poveracci, che non si sognerebbero mai di fare manovre pericolose che possano provocare l’incidente; dall’altra parte abbiamo scafisti che hanno, forse, qualche esperienza di navigazione, ma che non sanno quali danni può provocare la loro manovra per evitare il soccorso o, se lo sanno, la fanno appositamente perché nel dramma il delinquente sguazza e può sperare di farla franca; a costoro si affiancano poveracci che fanno affermazioni alle quali dare peso è assurda ed inconcepibile incapacità di valutazione dei fatti e degli attori. Significa mettere sullo stesso piano chi, da professionista, lavora per salvare la vita umana e chi, da delinquente ed assassino, lavora per distruggerla, o dando peso ai poveracci che non sanno nemmeno di cosa parlano ma fanno affermazioni o parlano di situazioni senza avere cognizione di causa.

Che cosa ne consegue? Che chi trascorre giorni e notti in mezzo al mare, lontano da famiglie, affetti e vita personale, con turni di servizio da rivolta sindacale, con preparazione, esperienza, ma soprattutto con etica e principi morali e umanitari di altissimo profilo, viene messo alla gogna mediatica, inquisito, e forse condannato, solo per aver fatto tutto il possibile per salvare quegli sciagurati, mentre gli scafisti se la cavano con una ramanzina o poco più, visto che in carcere non restano, e se espulsi riprendono la loro opera con all’attivo più soldi ed esperienza. Non è giusto, non è così che si deve valutare, non possono essere messe sullo stesso piano le affermazioni di Servitori dello Stato e delinquenti, bisogna dare per acquisito il modus operandi di Militari e Forze di Polizia e considerare sempre e comunque colpevoli gli scafisti, per principio e perché è ora di finirla di cercare colpevoli tra coloro che difendono lo Stato, i Cittadini e la vita umana, a rischio, spesso, della loro.

 

 

 


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