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LIBRI/ Sulle tracce di Pitagora
L'ultimo lavoro di Lina Iannuzzi

  
di Valeria BRUNO

Come piccoli eroi allo sbando della vita, cercano ristoro e salvezza sugli argini di fiumi cheti, tra leggerezze lente come so

Come piccoli eroi allo sbando della vita, cercano ristoro e salvezza sugli argini di fiumi cheti, tra leggerezze lente come sospiri, tenui ricordi che affollano i pensieri quando il mondo piega i sensi e li addolora. Piccole eroine, donne coraggiose di ogni vita, sia essa epoca serena o lacerata dagli eventi. Le donne narrate da Lina Iannuzzi possiedono la tristezza delle rose e la forza dell’incanto; creature semplici e forti, come la sua stessa narrazione, lieta per quel tepore che emana, per quella sua gentilezza che ti prende per mano e t’accompagna a scrutarne il mondo.

Sulle tracce di Pitagora (per i tipi della Ibiskos di A. Ulivieri), ultimo lavoro della Iannuzzi, Docente di Letteratura italiana nelle Università di Bari e Lecce, è una raccolta di storie brevi, narranti vite ed epoche diverse, unite da un anelito leggero, da un afflato caldo e silente. Nei sortilegi della narrazione, la vita prende forma consumando brevi le storie della giovane Lucia Lombardi, dell’estroversa Norma Mareschi, di Liala la sognatrice, della selvaggia Pupa folle per la guerra e per l’amore … l’amore senza confini della bella Gaia, simbolo dell’ospitalità salentina, della spontanea apertura alla vita, senza pregiudizi né razzismi. Sullo sfondo appare spesso il Salento, rivissuto nell’evocazione dei suoi profumi, delle sue primavere eccelse. È il ricordo a dominare la narrazione di questo prezioso volume. L’autrice, memore della lezione proustiana confessa nella prefazione al testo “non si può avere il senso delle ‘persone reali’ senza l’ausilio della memoria e dell’immaginazione” … e l’imago diviene ricerca stessa della storia, dei propri ricordi, le radici dalle quali suggere la sapienza della vita.

Ogni piccola storia è la Storia del mondo. Riappropriarsi della “memoria storica, apparentemente perduta” è una necessità. Ecco Lina Iannuzzi parlare di tracce, le tracce “di una meridionalità antropologica, come universo di miti, di cultura e come spoglie di un retaggio esistenziale ricco di umanità, di semplicità”: un dono da offrire soprattutto ai giovani, affinché possano “nutrirsene”.

Queste sono le tracce di Pitagora, la cui antica dottrina rimanda a valori mai sepolti, dimenticati a volte, ma non morti: “il sentimento della famiglia, l’iniziazione della donna all’amore che dovrebbe guidare al meglio l’umanità, la difesa dei deboli”. Rievocare il filosofo e la sua giovane e bella sposa, Teano, è un atto d’amore per il prossimo, per la Storia, per la memoria del mondo, per la vita dei piccoli eroi di ogni giorno.

 

 


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