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Alzabandiera a scuola, omaggio alla Patria |
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Al meeting di C.L. Tremonti ha
lanciato la proposta di fare l’alzabandiera a scuola tutti i giorni, o almeno
una volta alla settimana. Un servizio del TG5 “rivela” che la cerimonia oggi si
fa solo nelle caserme, sulle navi militari e, senti senti, nei campeggi dei Boy
Scout. Non viene effettuata nemmeno al Quirinale, casa del Presidente e simbolo
con il Tricolore della Nazione. L’affermazione di Tremonti ha sollevato
consensi molto ampi e forse, come dice Renato Farina, Fassino si è dispiaciuto
di non averlo detto lui. ma dietro alla proposta cosa ci può essere? Cosa può
significare “fare l’alzabandiera” nelle scuole e, magari, anche nelle
ambasciate? La bandiera nazionale è un simbolo, “IL” simbolo della Nazione, di
tutti gli Italiani, come, anzi più dell’inno, perchè la si segue e la si
difende in pace e in guerra, perchè ha significato il sacrificio di molti per
non cederla al nemico, perchè vi vengono avvolti i morti per la Patria, gli
Eroi, eroi civili, morali, non solo in armi. La Bandiera significa
“appartenenza”, ma Farina si chiede: a che cosa? Ed ha ragione perchè oggi la
Patria è un’entità astratta, un concetto per molti obsoleto, inutile,
anacronistico, come lo è il concetto di “autorità”, ma anche quello di famiglia,
in particolare la figura tradizionalmente forte del “padre”: non padrone ma
“autorità” forte, equilibrata, educatrice, giusta, amorevole, protettiva,
comprensiva, ma non lassista, non assente, non debole, non assistenzialista. E
tra la figura del “padre” e l’immagine della “Patria”, e con essa dello Stato,
la relazione è evidente, non solo etimologica. E la decadenza del concetto va
di pari passo con il decadimento della figura paterna e della famiglia nei suoi
principi. L’alzabandiera nelle scuole dovrebbe significare un ritorno a
concetti e valori che ai bambini, oggi, sempre più raramente vengono trasmessi
e la scuola può essere l’avamposto di una nuova visione educativa che non
significa precludere le altre razze, etnie o culture, ma partecipare alla globalizzazione
consapevoli delle proprie radici, delle proprie tradizioni, della “propria”
cultura, identificata semplicemente, ma totalmente, dal un lembo di stoffa
colorata che rappresenta tutto ciò e che non può essere dimenticata. Oggi
molti, anche tra le istituzioni, preferiscono ammantarsi con il vessillo della
“pace”, quel telo multicolore dal significato patetico e inutile, ma che in
tanti espongono nei municipi, nelle manifestazioni, ma anche sul bavero della
giacca in manifestazioni ufficiali della Nazione e delle Forze Armate. Con
questo spirito è chiaro che anche il tricolore viene sempre più allontanato nella
scala dei valori. Il rispetto della Bandiera significa rispettare non solo la
Patria, ma rispettare gli Italiani, con la “I” maiuscola, tutti coloro che nel
passato e nel presente hanno fatto dell’Italia un paese forte, importante,
dove, checché ne dicano, si sta molto meglio della gran parte del mondo,
nonostante molti stiano lavorando per distruggere tutto questo in nome di una
chimera socialista e falsamente progressista. E sono davvero molti gli Italiani
che hanno questo merito, non serve essere premi Nobel, per quello che può
valere leggendo tra le righe di molte assegnazioni, nè tantomeno scienziati o
grandi economisti o industriali o artisti o politici: gli Italiani che hanno
fatto e mantengono grande l’Italia sono tutti coloro che lavorano e che
faticano, magari, ad arrivare alla fine del mese, gli onesti, quelli che hanno
rispetto del prossimo e delle cose pubbliche, quelli che trasmettono ai figli
valori ed educazione, quelli che quando assistono all’alzabandiera si
emozionano per un sentimento di orgoglio di esserci e di appartenere a quella
Bandiera, perchè non è la bandiera che appartiene a noi o alla Nazione, la
Bandiera E’ la Nazione e noi, con orgoglio, Le apparteniamo. Noi.
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