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Quadri e carrozze |
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Nel Museo di Arte Contemporanea
di Palazzo Ricci e nella chiesa di S. Paolo di Macerata sono aperte al pubblico
le mostre “FuturMacerata. Il secondo
Futurismo nelle collezioni della Pinacoteca Civica e di Palazzo Ricci” e “L’Età della Carrozza. Echi e memorie di un
tempo passato”, organizzate dall’Istituzione Macerata Cultura -
Biblioteca e Musei e dalla Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di
Macerata. L’idea della prima mostra nasce grazie alla collaborazione tra la
Pinacoteca Civica di Macerata e Palazzo Ricci, che per la prima volta mettono a
confronto le opere delle proprie collezioni per offrire un quadro più esaustivo
dei protagonisti del Futurismo maceratese. I quadri esposti evidenziano
l’importanza che questo movimento artistico ha avuto nella provincia di
Macerata a partire dagli anni ‘20. Si possono ammirare opere di Ivo Pannaggi, Sante Monachesi, Bruno
Tano, Wladimiro Tulli,
dei fratelli Umberto e Alberto Peschi e di altri protagonisti
non marchigiani di questa fiorente avanguardia artistica, come Fortunato Depero
e Gerardo Dottori, in una mostra che affronta i principali temi presenti nel
celeberrimo Manifesto futurista di Filippo Tommaso Marinetti del 1909: dal mito
della velocità all’esaltazione della tecnologia e della meccanica, dagli studi
sui principi dell’estetica della macchina all’esaltazione del volo. Il 26 giugno 1922, nella IV sala
dell’Esposizione Provinciale d’Arte al Convitto Nazionale di Macerata, vicino
agli epigoni locali di un Ottocento che ancora non voleva andarsene,
campeggiavano, incomprensibili, alcune opere di Balla, Boccioni, Depero,
Fornari, Marasco, Paladini, Prampolini, Scirocco, Sironi e del curatore
dell’esposizione Ivo Pannaggi: è il primo contatto diretto della città con il
Futurismo. Il maceratese Pannaggi ha solo 21 anni e ha già esposto opere, oltre
che in numerose mostre italiane, a Praga, a Berlino, a Brno, a Kosice, ad
Anversa e a Düsseldorf, prime tappe di un percorso che lo porterà un po’
ovunque in Europa e in importanti gallerie negli Stati Uniti. Nel 1922
Pannaggi, tra le altre cose, si era occupato di teatro mettendo in scena a Roma
con Paladini il “Ballo meccanico futurista”; sempre con Paladini, cui si
aggiunge l’anno successivo Prampolini, pubblica il “Manifesto dell’arte
meccanica futurista”, e, secondo i principi dell’estetica della macchina,
dipinge una delle sue opere più famose, il “Treno in corsa”. Per pochi anni
ancora Pannaggi graviterà su Macerata: di lì a poco lascerà l’Italia, ma sempre
con un pensiero rivolto alla sua città dove sceglierà di tornare a morire. Nel dicembre del 1932 il
Futurismo a Macerata mette radici più solide: viene costituito il “Gruppo
Futurista” che prenderà il nome di Boccioni. È l’inizio di una vorticosa
attività nel campo della pittura, della scultura, della grafica, della
pubblicità, del cinema, che per oltre un decennio vedrà i membri del gruppo
maceratese, Sante Monachesi, Bruno Tano, Rolando Bravi, Mario ed Ermete
Buldorini, Ferdinando Paolo Angeletti, Giovanni Sabalich, Mario Monachesi
animare la scena artistica dell’intera regione tanto da essere promossi sul
campo da Marinetti da “gruppo maceratese” a “gruppo marchigiano”. Via via il gruppo si allarga con gli apporti dei
fratelli Peschi, di Amorino Tombesi, del giovanissimo Wladimiro Tulli, e con le
esperienze futuriste episodiche di Arnaldo Bellabarba, di Virginio Bonifazi, di
Lamberto Massetani e Fulvio Raniero Mariani, i quali sviluppano prevalentemente
le loro ricerche nell’ambito dell’aeropittura. Nel ‘38 un addensarsi di
manifestazioni, come l’Esposizione Provinciale dei sotto i Trenta a Macerata e
la Mostra di Aeropittura futurista ad Ancona, documentano il Futurismo del
consenso, o “secondo Futurismo”, che, pur nelle sue numerose varianti locali,
riesce a far coincidere gli opposti di un atteggiamento nazionalistico con le
aspirazioni cosmopolite, la chiusura di una provincia con l’avanguardia europea
e il Gruppo Futurista Boccioni di Macerata occupa un posto di rilievo in questa
fase della storia dell’arte italiana. L’Età della Carrozza - A questa mostra è abbinata un’altra bella
esposizione, “L’Età della Carrozza”, che presenta al grande
pubblico veicoli risalenti ad un
periodo compreso tra la fine del ‘700 e gli inizi del ‘900. Le vetture esposte provengono della
collezione del Museo della Carrozza di
Macerata. Costituitosi nel 1962, grazie alla donazione di carrozze ed
equipaggiamenti elargita dal Conte Pier Alberto Conti con la mediazione del Lions Club, si è in seguito arricchito con altri preziosi elementi, frutto ulteriori
donazione di nobili famiglie locali. La funzionalità, i servizi, le modalità di viaggio, le soste, i cavalli,
gli attacchi e i finimenti vengono narrati tramite l'esposizione di otto diversi modelli:
berlina trasform, berlina, landau, coupé, mylord, break wagonette, louisiana e un delizioso “arrozzino da bambino”, insieme a tanti documenti e oggetti da viaggio in uso a quel tempo.
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