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Nucleare, le difficili tappe del negoziato con l'Iran |
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Nucleare, le difficili tappe del
negoziato con l’Iran Equilibrismo sul filo della
diplomazia La questione nucleare iraniana
rischia di diventare un ginepraio. Gli attori principali sono da un lato
Teheran e dall’altro il gruppo chiamato “5+1”, che con l’Iran negozia la
questione. Questo gruppo è formato dai
membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Stati Uniti, Russia,
Francia, Cina e Gran Bretagna con l’aggiunta della Germania. Durante l’ultimo viaggio in
Europa di George W. Bush, anche l’Italia aveva presentato la sua candidatura
per prendere parte alle trattative, ma la partecipazione del nostro Paese
portava con sé diverse implicazioni diplomatiche. Le aspirazioni di Roma
puntavano a dare all’Unione Europea un ruolo centrale all’interno del gruppo, e
inoltre si dava per certo l’appoggio di Stati Uniti (a Bush, in cambio, è stato
garantito un maggior impegno in Afghanistan) e Francia. In realtà, il presidente Bush,
nell’incontro con la Merkel, ha potuto fare ben poco di fronte all’ostinazione
tedesca di mantenere la composizione attuale del gruppo. La “cancelliera” è
apparsa piuttosto restia a concedere ad altri Paesi il privilegio di
un’associazione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e quindi la
buona volontà italiana è stata rigettata. Un’altra speranza risiedeva nel
tentativo di sfruttare le frequenti frizioni Sarkozy-Merkel a vantaggio
dell’Italia. Ma anche in questo caso non sono giunte aperture di credito alla
proposta del nostro Paese. L’ultima chance restava l’amicizia personale tra il
nostro Presidente del Consiglio e Putin, il quale però non può certo
dimenticare che la Germania è il maggior partner commerciale europeo di Mosca.
Messa da parte la “diplomazia del bagaglino” e delle ville in Sardegna, la sua
intercessione è stata quindi piuttosto blanda.
Adesso spetta all’Italia farsi
portatrice di soluzioni diplomatiche creative e innovative, per accedere al
negoziato, al quale però (la memoria storica sia finalmente utile) nel 2003 il nostro Paese preferì non partecipare, probabilmente per paura di irritare gli
Stati Uniti, allora fortemente contrari al negoziato euro-iraniano. All’epoca
il Ministro degli Esteri era Frattini e il premier Berlusconi. Adesso le cose
sono cambiate: gli Stati Uniti sono l’anima giudicante del negoziato e l’Italia
ne è ai margini. Intanto, con o senza la nostra
delegazione, il negoziato va avanti, anche se a rilento. Ai primi di giugno, il
rappresentante per la politica estera europea, Javier Solana, ha presentato a
Teheran un programma di interventi economici e commerciali a favore dell’Iran
in cambio della riapertura del dialogo sul programma nucleare; tale pacchetto
prevede il consenso di Ahmadinejad alla sospensione dei programmi di
arricchimento dell’uranio nel corso del negoziato. Seppur questa clausola ha
trovato contraria tutta la dirigenza governativa iraniana, il Ministro degli
Esteri Mottaki si è dimostrato possibilista a negoziare il pacchetto di
incentivi economici proposto dalle potenze del gruppo “5+1”, e ha apprezzato lo
sforzo propositivo di Solana. Intanto anche Teheran ribadisce
la sua proposta negoziale, presentata già un mese fa, con ambizioni che vanno
al di là della crisi nucleare: fare dell’Iran il “messaggero mondiale” dei
poveri, con un ruolo forte nella soluzione della crisi medio-orientale e nella
diffusione del nucleare civile in diversi Paesi. Un programma caratterizzato da
una profonda vaghezza, utile solo per dilatare inutilmente i tempi del
negoziato. Alla fine della sua visita in
Germania, Gorge W Bush ha affermato che la diplomazia resta la prima scelta per
risolvere la questione nucleare iraniana, ma ha aggiunto che se Teheran dovesse
continuare lungo la strada dell’arricchimento dell’uranio, ci saranno nuove
sanzioni, e “tutte le opzioni resteranno aperte”. Come anticipato anche da
Angela Merkel, l’Unione Europea ha approvato nuove sanzioni economiche per
dissuadere Teheran dai suoi intenti nucleari: congelamento degli asset e dei
fondi nelle sedi europee della Bank Melli, la banca più importante del Paese. Per il momento si attende una
risposta iraniana alla proposta di incentivi economici del gruppo 5+1, ma si ha
l’impressione di andare muro contro muro, attenendoci anche alle ultime
dichiarazioni del Ministro degli Esteri di Teheran, Mottaki, che ha accusato
gli Stati Uniti di sperimentare una nuova generazione di bombe nucleari e di
tentare continuamente di ingerirsi negli affari interni degli altri Paesi.
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