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"Fermatevi, in nome di Dio"
  
di Silvio SPIRI

FERMATEVI IN NOME DI DIO

L’appello accorato di Papa Benedetto XVI dopo la preghiera domenicale dell’Angelus di domenica 10 luglio, era rivolto a coloro che hanno realizzato a Londra atti criminali di inaudita atrocità, ma è risuonato anche nelle coscienze di tutti gli uomini e le donne che desiderano vivere in un mondo di pace. Londra è stata colpita duramente giovedí 7 luglio alle ore 8:51 (le 9:51 in Italia) da quattro ordigni che in rapida successione sono esplosi sui treni della metropolitana e su un bus rosso a due piani. Le stime ufficiali parlano di circa 52 vittime, ma il numero è destinato a salire, di centinaia di feriti e di alcuni dispersi. Intanto le squadre di soccorso continuano a scavare, si effettuano i primi riconoscimenti ufficiali delle vittime, mentre si legge la disperazione sul volto di coloro che non sono ancora riusciti a trovare i loro cari.

I terroristi hanno colpito la Gran Bretagna alleata degli USA nella lotta al terrorismo, hanno agito nel giorno dell’inaugurazione del G8 in Scozia, e hanno colpito il Regno Unito che si prepara ad assumere la presidenza dell’Unione Europea. Difficile al momento indicare responsabilità individuali, benché alcuni nomi siano già nella lista degli inquirenti e le rivendicazioni provengano da gruppi legati ad al-Qaeda. In concomitanza con gli attentati di Londra è stato ucciso l’ambasciatore egiziano in Iraq, Ihab Al Sherif, da poco insediatosi e sequestrato il 2 luglio. Se consideriamo inoltre gli attentati dell’11 settembre 2001 a New York e gli attentati di Madrid dell’11 marzo 2004, è evidente che il terrorismo non ha patria e opera come un nemico invisibile che spara nel mucchio. Si tratta di una lotta senza quartiere che coinvolge tutte le nazioni civili, il mondo occidentale, il mondo arabo moderato. Il fine è quello di destabilizzare, scavare un profondo fossato tra le civiltà e le culture, seminare morte e distruzione, fomentare l’odio e la paura, diffondere sentimenti di inimicizia, limitare la libertà, condizionare la vita delle persone e la stessa politica. Non dobbiamo permettere che ciò avvenga! Non dobbiamo permettere che dilaghi il tragico irrazionalismo, quell’ideologia violenta e sanguinaria che assume una parvenza religiosa o politica o sociale solo per rendere plausibili i propri scopi. Al sentimento di orrore si è unito quello di meraviglia nel constatare la fierezza, l’orgoglio e la grande dignità con cui gli inglesi hanno reagito ad un evento sconvolgente e non prevedibile. A distanza di pochi giorni, gli inglesi sono tornati lentamente alla routine quotidiana e la City ha ripreso la sua intensa attività, anche se il rischio di nuovi attentati è altissimo. Si susseguono allarmi per pacchi sospetti, perquisizioni e indagini.

Per contrastare il terrore, occorre adottare misure legislative e azioni giudiziarie adeguate; coordinare su scala internazionale le azioni di intelligence dei servizi segreti; è necessaria anche la competenza degli economisti per leggere e interpretare i flussi economico-finanziari, la loro origine e la loro destinazione, spesso camuffata.

Ma tutto ciò non sarà sufficiente per estirpare la violenza se non si sostituirà alla cultura del terrore la cultura della prossimità, del dialogo e del rispetto delle differenze. Il valore e la dignità della persona, il rispetto dei diritti umani, la libertà, la tolleranza, la pace fondata sulla giustizia sono i fondamenti della convivenza umana. Su questi valori si fonda l’identità dell’Europa che deve però riscoprire le proprie origini ebraico-cristiane, senza cedere al richiamo prepotente del laicismo esasperato. Oggi si parla tanto di dialogo tra le religioni, ma un vero dialogo è possibile solo nella reciprocità. Occorre favorire in Occidente l’integrazione delle comunità musulmane, nel rispetto delle leggi e della cultura del popolo ospitante, ma occorre anche che i musulmani moderati rifiutino apertamente ogni interpretazione integralista delle scritture e delle tradizioni, pericolo costante e ricorrente nel variegato mondo dell’Islam. Inoltre il diritto di integrazione in Occidente deve essere soppesato da un adeguato riconoscimento delle altre comunità religiose nei Paesi islamici. Gli esempi positivi di convivenza possono insegnare molto e indicare la strada da seguire. Chi si richiama a principi religiosi per motivare azioni disumane, fornisce in realtà una falsa giustificazione di quelli che sono solo ed esclusivamente atti atroci e criminali. Da questo punto di vista, un fatto di estrema importanza è la condanna delle stragi venuta dalle moschee di Baghdad, dal leader dei musulmani di Londra - secondo il quale nessuna religione può accettare quello che è successo -, da molte comunità islamiche dell’Italia, del Libano, dai cristiani di tutto il mondo. Assai significativa è inoltre la dichiarazione congiunta firmata dall’organismo ecumenico "Churches Together in Britain and Ireland" che raggruppa le principali chiese cristiane in Inghilterra e in Irlanda, e dal Consiglio musulmano britannico.

La politica deve garantire la sicurezza dei cittadini, ma ha anche il dovere di impedire l’associazione tra povertà e terrorismo. Occorre combattere in maniera coordinata a livello mondiale le ingiustizie (povertà, fame, malattie) che attanagliano il Sud del mondo, promuovere un’equa distribuzione delle ricchezze sfruttate eslusivamente dai Paesi piú ricchi che spesso finanziano le guerre del terzo mondo. Il vertice del G8 che si è svolto a Geneagles ha certamente rafforzato questa convinzione. Il documento finale dichiara l’aumento degli aiuti all’Africa entro il 2010 per 50 miliardi di dollari; 40 miliardi di azzeramento del debito a 14 Paesi africani e a 4 latino-americani, i quali si impegnano a promuovere la democrazia e il buon governo. Un compromesso sul clima è stato raggiunto, ma soprattutto ha grande valore politico lo stanziamento di 3 miliardi di dollari a favore della costituzione di uno Stato palestinese indipendente, condizione necessaria per il processo di pace nel Grande Medio Oriente e nel mondo intero.

 

 

 


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