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"Fermatevi, in nome di Dio" |
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L’appello accorato di Papa
Benedetto XVI dopo la preghiera domenicale dell’Angelus di domenica 10 luglio,
era rivolto a coloro che hanno realizzato a Londra atti criminali di inaudita
atrocità, ma è risuonato anche nelle coscienze di tutti gli uomini e le donne
che desiderano vivere in un mondo di pace. Londra è stata colpita duramente
giovedí 7 luglio alle ore 8:51 (le 9:51 in Italia) da quattro ordigni che in
rapida successione sono esplosi sui treni della metropolitana e su un bus rosso
a due piani. Le stime ufficiali parlano di circa 52 vittime, ma il numero è
destinato a salire, di centinaia di feriti e di alcuni dispersi. Intanto le
squadre di soccorso continuano a scavare, si effettuano i primi riconoscimenti
ufficiali delle vittime, mentre si legge la disperazione sul volto di coloro
che non sono ancora riusciti a trovare i loro cari. I terroristi hanno colpito la
Gran Bretagna alleata degli USA nella lotta al terrorismo, hanno agito nel
giorno dell’inaugurazione del G8 in Scozia, e hanno colpito il Regno Unito che
si prepara ad assumere la presidenza dell’Unione Europea. Difficile al momento
indicare responsabilità individuali, benché alcuni nomi siano già nella lista
degli inquirenti e le rivendicazioni provengano da gruppi legati ad al-Qaeda.
In concomitanza con gli attentati di Londra è stato ucciso l’ambasciatore
egiziano in Iraq, Ihab Al Sherif, da poco insediatosi e sequestrato il 2
luglio. Se consideriamo inoltre gli attentati dell’11 settembre 2001 a New York
e gli attentati di Madrid dell’11 marzo 2004, è evidente che il terrorismo non
ha patria e opera come un nemico invisibile che spara nel mucchio. Si tratta di
una lotta senza quartiere che coinvolge tutte le nazioni civili, il mondo
occidentale, il mondo arabo moderato. Il fine è quello di destabilizzare,
scavare un profondo fossato tra le civiltà e le culture, seminare morte e
distruzione, fomentare l’odio e la paura, diffondere sentimenti di inimicizia,
limitare la libertà, condizionare la vita delle persone e la stessa politica.
Non dobbiamo permettere che ciò avvenga! Non dobbiamo permettere che dilaghi il
tragico irrazionalismo, quell’ideologia violenta e sanguinaria che assume una
parvenza religiosa o politica o sociale solo per rendere plausibili i propri scopi.
Al sentimento di orrore si è unito quello di meraviglia nel constatare la
fierezza, l’orgoglio e la grande dignità con cui gli inglesi hanno reagito ad
un evento sconvolgente e non prevedibile. A distanza di pochi giorni, gli
inglesi sono tornati lentamente alla routine quotidiana e la City ha ripreso la
sua intensa attività, anche se il rischio di nuovi attentati è altissimo. Si
susseguono allarmi per pacchi sospetti, perquisizioni e indagini. Per contrastare il terrore,
occorre adottare misure legislative e azioni giudiziarie adeguate; coordinare
su scala internazionale le azioni di intelligence dei servizi segreti; è
necessaria anche la competenza degli economisti per leggere e interpretare i
flussi economico-finanziari, la loro origine e la loro destinazione, spesso
camuffata. Ma tutto ciò non sarà
sufficiente per estirpare la violenza se non si sostituirà alla cultura del
terrore la cultura della prossimità, del dialogo e del rispetto delle
differenze. Il valore e la dignità della persona, il rispetto dei diritti
umani, la libertà, la tolleranza, la pace fondata sulla giustizia sono i
fondamenti della convivenza umana. Su questi valori si fonda l’identità
dell’Europa che deve però riscoprire le proprie origini ebraico-cristiane,
senza cedere al richiamo prepotente del laicismo esasperato. Oggi si parla
tanto di dialogo tra le religioni, ma un vero dialogo è possibile solo nella
reciprocità. Occorre favorire in Occidente l’integrazione delle comunità
musulmane, nel rispetto delle leggi e della cultura del popolo ospitante, ma
occorre anche che i musulmani moderati rifiutino apertamente ogni
interpretazione integralista delle scritture e delle tradizioni, pericolo
costante e ricorrente nel variegato mondo dell’Islam. Inoltre il diritto di
integrazione in Occidente deve essere soppesato da un adeguato riconoscimento
delle altre comunità religiose nei Paesi islamici. Gli esempi positivi di
convivenza possono insegnare molto e indicare la strada da seguire. Chi si
richiama a principi religiosi per motivare azioni disumane, fornisce in realtà
una falsa giustificazione di quelli che sono solo ed esclusivamente atti atroci
e criminali. Da questo punto di vista, un fatto di estrema importanza è la
condanna delle stragi venuta dalle moschee di Baghdad, dal leader dei musulmani
di Londra - secondo il quale nessuna religione può accettare quello che è
successo -, da molte comunità islamiche dell’Italia, del Libano, dai cristiani
di tutto il mondo. Assai significativa è inoltre la dichiarazione congiunta
firmata dall’organismo ecumenico "Churches Together in Britain and
Ireland" che raggruppa le principali chiese cristiane in Inghilterra e in
Irlanda, e dal Consiglio musulmano britannico. La politica deve garantire la
sicurezza dei cittadini, ma ha anche il dovere di impedire l’associazione tra
povertà e terrorismo. Occorre combattere in maniera coordinata a livello
mondiale le ingiustizie (povertà, fame, malattie) che attanagliano il Sud del
mondo, promuovere un’equa distribuzione delle ricchezze sfruttate eslusivamente
dai Paesi piú ricchi che spesso finanziano le guerre del terzo mondo. Il
vertice del G8 che si è svolto a Geneagles ha certamente rafforzato questa
convinzione. Il documento finale dichiara l’aumento degli aiuti all’Africa
entro il 2010 per 50 miliardi di dollari; 40 miliardi di azzeramento del debito
a 14 Paesi africani e a 4 latino-americani, i quali si impegnano a promuovere
la democrazia e il buon governo. Un compromesso sul clima è stato raggiunto, ma
soprattutto ha grande valore politico lo stanziamento di 3 miliardi di dollari
a favore della costituzione di uno Stato palestinese indipendente, condizione
necessaria per il processo di pace nel Grande Medio Oriente e nel mondo intero.
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