I cartelli, si sa, fanno paura.
Soprattutto quando la merce in questione è il gas. E le nazioni che lo
propongono fanno parte del Forum dei Paesi Esportatori di Gas (Gecf) che riunisce i più grandi
produttori mondiali dalla pregiata materia. Ma istituire un’organizzazione in
stile Opec l'organizzazione che raggruppa i Paesi esportatori di petrolio è
«quasi sicuramente irrealizzabile», sostiene Jonathan Stern, esperto di energia
presso l’Istituto di Studi Energetici dell’Università di Oxford.
Eppure il Gecf si riunirà il mese prossimo con l'obiettivo di porre un freno
alla concorrenza. Ma per Stern il Gecf è solo un’«organizzazione relativamente
caotica, con una partecipazione incostante ed un incerto futuro. Si riunisce
raramente, non ha un sito web né una documentazione ufficiale delle proprie
attività». Un buon auspicio per l’Europa che teme come la peste la creazione di
un cartello del gas.
Ma la Russia tiene banco: ad oggi gran parte delle importazioni di gas
dell’Europa giunge attraverso gasdotti da Russia, Norvegia ed Algeria. Un’altra
parte di esse arriva attraverso navi cisterna di gas naturale liquido
provenienti da Qatar e Nigeria. L’attuale natura e la struttura stessa del
mercato mondiale del gas, insieme ai suoi «elevati costi ed alla maggiore
rigidità del trasporto di gas naturale rispetto al petrolio o al carbone»,
lasciano poche possibilità ad un’eventuale organizzazione del gas di modificare
in maniera arbitraria i volumi di produzione ed i livelli di prezzo ad immagine
di quanto accade con l’Opec per il petrolio.
Ad ogni modo, l’attuale politica russa sulle esportazioni energetiche è in
contrasto con un’eventuale adesione ad un’organizzazione sul modello Opec, che
le toglierebbe potere decisionale. «La Russia non ha mai cercato di
partecipare, malgrado la sua importanza, a un cartello sul petrolio», sostiene
Stern. Così come per il petrolio, la Russia è restia a subordinare la propria
sovranità commerciale.
Intanto l’Europa non si muove, a darsi da fare sono solo le singole nazioni,
infatti gli acquirenti tedeschi, francesi, italiani e austriaci hanno
recentemente rinnovato i loro accordi di fornitura di gas con Gazprom Russia
con contratti che vanno dai 15 ai 25 anni.
Sono tutte manovre molto
importanti, perché in questi contratti vi sono «clausole che stabiliscono come
vengono calcolati i prezzi», rivela Stern. «Essi sostanzialmente prolungano una
significativa parte delle forniture europee di gas. Stern insiste, nella sua
conclusione, sul fatto che l’Europa dovrebbe formulare una strategia energetica
corale, ritenendo, però, «estremamente improbabile» che i governi membri dell’Ue
giungano presto ad un simile accordo. A prescindere dallo sviluppo di un
cartello di esportatori di gas comunque, la questione più urgente è come
l’Europa tenti di reagire alla sua crescente dipendenza dalle importazioni di
gas dalla Russia e da altri Paesi.