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LIBRI/ "Chiedi alla polvere"
Il capolavoro di John Fante

  
di Giorgia CIPELLI

“Chiedi alla polvere”, il capolavoro di John Fante

Tu, lettore, chiedi alla polvere. Chiedi alla polvere della strada, di Los Angeles e dei suoi quartieri di infimo ordine. Chiedi alla polvere dell’Est e del Middle West “ed è una polvere da cui non cresce nulla, una cultura senza radici, una frenetica ricerca di un riparo, la furia cieca di un popolo perso e senza speranza alle prese con la ricerca affannosa di una pace che non potrà mai raggiungere”. Così, pagina dopo pagina, il lettore di “Chiedi alla polvere”, il romanzo sicuramente più riuscito di John Fante, è chiamato continuamente a interrogare (i personaggi) e a interrogarsi. Mentre le domande e l’ansia del finale crescono, giungono a un punto di non ritorno, a un finale perfetto che lascia l’amaro in bocca. Perché, fin dalle prime righe, è inevitabile affezionarsi a questo Arturo Bandini, l’italoamericano che lascia Bolulder, in Colorado, per raggiungere Los Angeles, la città dei sogni. Bandini è l’alter ego di Fante: ventenne appassionato di romanzi e aspirante scrittore, le cui speranze di raggiungere il successo sono alimentate dal sostegno morale ed economico fornitogli dall’editore Hackmut, venerato quasi come una divinità.

Il libro narra, in termini talvolta paradossali e comici, talvolta tanto lirici da toccare il cuore, con note anche crudelmente realistiche, l’impossibile storia d’amore tra Arturo e Camilla Lopez, cameriera di origini messicane orgogliosa e invaghita del barista Sammy, anch’egli con velleità letterarie ma di scarsa consistenza. E mentre il successo letterario di Bandini, grazie alle esperienze vissute e alle persone incontrate, non tarda ad arrivare, il rapporto complicato fra i due giovani continuerà ad essere segnato da atteggiamenti ostili e costellato da incomprensioni. Proprio l’incontro con Camilla riassume, secondo l’interpretazione di Alessandro Baricco, “tutta la sua incapacità di vivere nella sua incapacità di amarla. In un certo senso smette di lottare. Camilla è il posto sbagliato in cui decide di restare, senza farsi più domande, esule cronico, vada come deve andare, come un automa fino in fondo. Ma non è una storia vissuta. Camilla è il suo esilio definitivo, la resa di qualsiasi ribellione”. E infatti in questa strana e contorta vicenda amorosa non ci sono vincitori né: l’‘eroe’ Arturo non può far altro che diventare spettatore impotente dell’autodistruzione di Camilla, fino a sparire inghiottita dal deserto, da quel deserto paradigma di tutta la polvere del mondo.

Straordinario romanzo di formazione, “Chiedi alla polvere” racchiude un viaggio interiore, un intricato percorso tra i pensieri, i desideri e le emozioni di un giovane, descritto attraverso le sue mille sfaccettature, ingenuo e contraddittorio e segnato, nel suo agire, da una profonda nobiltà d’animo e generosità.

Rimane presente, in tutto il romanzo, il tema della discriminazione razziale ed etnica, la difficoltà della convivenza tra culture diverse, in cui emergono da una parte il desiderio d’integrazione e dall’altra l’orgoglio della diversità e delle proprie radici.

Tra i personaggi che popolano la realtà intorno a Bandini compaiono uomini e donne disperati, sconfitti, annichiliti dalla banalità del quotidiano; egli riesce a percepire le loro condizioni in modo quasi filtrato, sfruttandole per la materia di nuovi racconti «sono qui per una ragione ben precisa; questi momenti - il lato brutto della vita - si trasformeranno in altrettante pagine». E talvolta lo scrittore concepisce anche se stesso come un personaggio letterario. Fino a comprendere, però, che, al di là del grande dono della scrittura che gli è stato concesso, la sua sorte è del tutto simile a quella degli altri esseri umani: «Guardai le facce della gente attorno a me, e sentii che la mia era uguale alle altre. Facce senza sangue, facce tirate, preoccupate, smarrite. Facce sbiadite come fiori strappati alla radice e ficcati in un vaso».

La conclusione che se ne può trarre è consolante e spiazzante insieme: tutti facciamo parte della stessa ‘polvere del mondo’. Siamo polvere che vagabonda per le strade senza meta. Polvere fatta della sabbia e della luce del deserto, polvere del buio e dei muri scrostati di una città madre-matrigna. Polvere di gioia e amara rassegnazione.

 

 

 

 

 


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