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LIBRI/ "Chiedi alla polvere" |
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Tu, lettore, chiedi alla
polvere. Chiedi alla polvere della strada, di Los Angeles e dei suoi quartieri
di infimo ordine. Chiedi alla polvere dell’Est e del Middle West “ed è una
polvere da cui non cresce nulla, una cultura senza radici, una frenetica
ricerca di un riparo, la furia cieca di un popolo perso e senza speranza alle
prese con la ricerca affannosa di una pace che non potrà mai raggiungere”.
Così, pagina dopo pagina, il lettore di “Chiedi alla polvere”, il romanzo
sicuramente più riuscito di John Fante, è chiamato continuamente a interrogare
(i personaggi) e a interrogarsi. Mentre le domande e l’ansia del finale
crescono, giungono a un punto di non ritorno, a un finale perfetto che lascia
l’amaro in bocca. Perché, fin dalle prime righe, è inevitabile affezionarsi a
questo Arturo Bandini, l’italoamericano che lascia Bolulder, in Colorado, per
raggiungere Los Angeles, la città dei sogni. Bandini è l’alter ego di Fante:
ventenne appassionato di romanzi e aspirante scrittore, le cui speranze di
raggiungere il successo sono alimentate dal sostegno morale ed economico
fornitogli dall’editore Hackmut, venerato quasi come una divinità. Il libro narra, in termini
talvolta paradossali e comici, talvolta tanto lirici da toccare il cuore, con
note anche crudelmente realistiche, l’impossibile storia d’amore tra Arturo e
Camilla Lopez, cameriera di origini messicane orgogliosa e invaghita del
barista Sammy, anch’egli con velleità letterarie ma di scarsa consistenza. E
mentre il successo letterario di Bandini, grazie alle esperienze vissute e alle
persone incontrate, non tarda ad arrivare, il rapporto complicato fra i due
giovani continuerà ad essere segnato da atteggiamenti ostili e costellato da incomprensioni.
Proprio l’incontro con Camilla riassume, secondo l’interpretazione di
Alessandro Baricco, “tutta la sua incapacità di vivere nella sua incapacità di
amarla. In un certo senso smette di lottare. Camilla è il posto sbagliato in
cui decide di restare, senza farsi più domande, esule cronico, vada come deve
andare, come un automa fino in fondo. Ma non è una storia vissuta. Camilla è il
suo esilio definitivo, la resa di qualsiasi ribellione”. E infatti in questa
strana e contorta vicenda amorosa non ci sono vincitori né: l’‘eroe’ Arturo non
può far altro che diventare spettatore impotente dell’autodistruzione di
Camilla, fino a sparire inghiottita dal deserto, da quel deserto paradigma di
tutta la polvere del mondo. Straordinario romanzo di
formazione, “Chiedi alla polvere” racchiude un viaggio interiore, un intricato
percorso tra i pensieri, i desideri e le emozioni di un giovane, descritto
attraverso le sue mille sfaccettature, ingenuo e contraddittorio e segnato, nel
suo agire, da una profonda nobiltà d’animo e generosità. Rimane presente, in tutto il
romanzo, il tema della discriminazione razziale ed etnica, la difficoltà della
convivenza tra culture diverse, in cui emergono da una parte il desiderio
d’integrazione e dall’altra l’orgoglio della diversità e delle proprie radici. Tra i personaggi che popolano la
realtà intorno a Bandini compaiono uomini e donne disperati, sconfitti,
annichiliti dalla banalità del quotidiano; egli riesce a percepire le loro
condizioni in modo quasi filtrato, sfruttandole per la materia di nuovi
racconti «sono qui per una ragione ben precisa;
questi momenti - il lato brutto della vita - si trasformeranno in altrettante
pagine». E talvolta lo scrittore concepisce anche se stesso come un personaggio
letterario. Fino a comprendere, però, che, al di là del grande dono della
scrittura che gli è stato concesso, la sua sorte è del tutto simile a quella
degli altri esseri umani: «Guardai le facce della gente attorno a me, e sentii
che la mia era uguale alle altre. Facce senza sangue, facce tirate,
preoccupate, smarrite. Facce sbiadite come fiori strappati alla radice e
ficcati in un vaso». La conclusione che se ne può
trarre è consolante e spiazzante insieme: tutti facciamo parte della stessa
‘polvere del mondo’. Siamo polvere che vagabonda per le strade senza meta.
Polvere fatta della sabbia e della luce del deserto, polvere del buio e dei
muri scrostati di una città madre-matrigna. Polvere di gioia e amara
rassegnazione.
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