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Lo strano trio/Le relazioni internazionali tra Russia, Montenegro e Serbia
  
di Lucio LUSSI

LO STRANO TRIO

La Russia ha da sempre avuto un occhio di riguardo nei confronti dei Balcani, così tanto da definire la Serbia una “sorella minore” e da indurre i prìncipi-vescovi del Montenegro a rivolgersi ai successori con la formula: “Pregate Dio, non dimenticate gli indigenti e tenetevi forte alla Russia”.

 

Partiamo con il Montenegro, per la cui politica estera, dall’avvenuta indipendenza dalla Serbia nel 2006, si sono profilate tre direttrici: l’Unione Europea, la Nato e la Russia.

Nei confronti dell’Unione Europea la politica montenegrina è una vera e propria farsa: si dimostra grande interesse verso l’adesione, senza fare nulla per rispettare i requisiti richiesti da Bruxelles, che continua a invitare Pogdorica a portare a compimento la fase di “State building” e a adeguarsi agli standard comunitari in materia di giustizia, lotta alla criminalità, riforme economiche e amministrative. Alcuni esempi. Sono rimasti lettera morta gli inviti del parlamento europeo a rivedere il trattato siglato tra Stati Uniti e Montenegro, che all’art.98 sottrae i militari statunitensi, macchiatisi di crimini, alla giustizia internazionale. È stata richiesta inutilmente la collaborazione del governo montenegrino a partecipare all’inchiesta sul contrabbando di sigarette nell’Adriatico, per poi scoprire che alcuni membri governativi erano coinvolti nel traffico. E infine l’UE continua a chiedere al governo di Pogdorica il massimo impegno per assicurare alla giustizia gli assassini di due giornalisti, uno dei quali era il direttore del quotidiano di opposizione Dan. Il tutto senza successo.

Altra direttrice di politica estera: la Nato. Nell’ultimo summit di Bucarest il Montenegro ha ottenuto un dialogo intensificato e un livello di cooperazione intermedio che preparerà il Paese all’adesione. La strada, quindi, sembra essere segnata.

E infine la Russia. Qui il discorso diventa più complicato. Negli ultimi anni ingenti somme di denaro russo di dubbie origini, i bene informati parlano di riciclaggio di denaro sporco, hanno invaso Pogdorica e dintorni: la più rilevante realtà economica del Paese, un produttore di alluminio che da solo copre l’80% delle esportazioni dello stato è passato in mani russe, e lo stesso dicasi per l’Hotel Splendid, un albergo di lusso sulla costa adriatica.

Ricapitolando. L’UE viene sfruttata, la Russia torna vantaggiosa economicamente, mentre l’ingresso nella Nato prepara una rottura definitiva nei rapporti tra Pogdorica e Mosca.

 

Veniamo adesso alla Serbia. L’opinione pubblica serba si schiera in massima parte a favore dell’adesione europea (70%), ma invoca anche il mantenimento di buoni rapporti con la Russia. L’autoproclamazione di indipendenza del Kosovo e la reazione confusa dell’Unione Europea hanno provocato un nuovo scompiglio nella politica estera di Belgrado. Contemporaneamente, i rapporti politici con la Russia continuano ad andare a gonfie vele e la presenza economica di Mosca è ufficiale, e non si appoggia su denaro sporco come in Montenegro. Prova ne sia un accordo siglato a Mosca che prevede il passaggio attraverso il territorio serbo di un gasdotto che porterà il gas russo fino a Trieste. In questo progetto investirà anche Gazprom, e l’operazione prevede l’acquisizione da parte di Mosca dell’industria petrolifera serba. 

La politica estera serba è in una fase di transizione. Da un lato si continua a guardare con atteggiamento ambivalente all’adesione europea e dall’altro la Russia, profondamente umiliata e offesa per la questione kosovara, spera che Belgrado mantenga rapporti amichevoli con l’Europa.

Le incertezze della politica europea, soprattutto nel problema kosovaro, hanno dato a Mosca un ampio margine di manovra strategica nei Balcani, permettendo alla compagine governativa russa di erigersi a paladina del diritto internazionale. In questo contesto rientra la rinata alleanza con Belgrado, esempio di una Realpolitik vivace e attenta.

 

 


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